Dossier Inail: “Infortuni e malattie professionali: Dossier inail 2017 Donne”

dossier inail 2017 sul fenomeno delle malattie professionali e infortuni al femminile


Con l’entrata in vigore del Testo unico in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro (decreto legislativo 81/2008) il genere è diventato una variabile rilevante per garantire, come recita il comma 1 dell’articolo 1, «l’uniformità della tutela delle lavoratrici e dei lavoratori sul territorio nazionale attraverso il rispetto dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali».
Per sostenere le aziende nel recepimento di questo obbligo normativo, la Direzione regionale Inail della Toscana, su iniziativa del Comitato unico di garanzia (Cug) dell’Istituto, nel 2009 ha avviato un progetto pilota di ricerca che ha coinvolto prima l’Università degli studi di Firenze e, negli ultimi anni, un gruppo multidisciplinare – medicina del lavoro, igiene e sociologia – dell’Università di Pisa, con l’obiettivo di fornire alle aziende, agli enti pubblici e alle istituzioni competenti indicazioni specifiche e applicativi per la valutazione dei rischi in ottica di genere e per lo studio e la prevenzione del fenomeno degli infortuni in itinere.
Nell’ambito del progetto, che ha visto il coinvolgimento di imprese toscane pubbliche e private, sono stati messi a punto degli strumenti operativi per valutare l’efficacia della gestione della sicurezza aziendale in ottica di genere. Attraverso una revisione sistematica di documenti prodotti sia a livello nazionale che internazionale, sono state inoltre messe a punto delle  
schede di rischio per evidenziare, se esistenti, la diversa suscettibilità o i differenti effetti per gli uomini e le donne nei confronti di specifici rischi. Una priorità è costituita dalle schede riguardanti il rischio chimico, per cui sono state realizzate alcune mappe di rischio per comparto, con evidenziate le esposizioni differenziate per genere.
È stato quindi messo a punto un questionario sugli infortuni in itinere, ovvero quelli avvenuti nel tragitto tra la casa e il luogo di lavoro, rispetto ai quali – come emerge chiaramente anche dalle ultime statistiche dell’Inail sull’andamento infortunistico – permane un forte divario di genere. L’obiettivo era valutare se e come l’azienda può mettere in atto delle azioni di conciliazione per limitare l’incidenza del fenomeno. 
Per la complessità e l’ampiezza della materia indagata, la scarsità degli studi scientifici e la novità dell’approccio, il progetto ha richiesto e richiede interdisciplinarietà, sinergie tra professionalità diverse, verifica e validazione dei risultati ottenuti, strategie di comunicazione e la costruzione di modelli formativi per lo sviluppo delle competenze necessarie. 
I temi al centro di questo percorso, che punta alla definizione e diffusione di linee guida per l’applicazione delle norme in materia di salute e sicurezza con un approccio di genere, hanno trovato ampio spazio di approfondimento nei quattro Quaderni monografici della collana “Salute e sicurezza sul lavoro, una questione anche di genere” della Rivista degli Infortuni e delle Malattie Professionali, disponibili sul sito dell’Inail. 
Date la particolare valenza del progetto pilota e le sue caratteristiche di replicabilità sul territorio, nel luglio 2016 la Direzione centrale prevenzione dell’Istituto ha creato un gruppo di lavoro multidisciplinare a livello centrale. I temi e gli applicativi sperimentati sono stati oggetto di interventi formativi e divulgativi a ogni livello, perché è convinzione dei componenti del gruppo di lavoro che solo partendo dalla diffusione della cultura di attenzione e di valorizzazione delle differenze sia possibile attuare una prevenzione efficace anche in ottica di genere.


Prendendo in considerazione solo i casi avvenuti in occasione di lavoro e accertati positivamente, la caduta si conferma la prima causa di infortunio per le donne (30,7% sul totale degli infortuni occorsi alle lavoratrici) e la seconda per gli uomini (20,8%), seguita dalla perdita di controllo di una macchina/mezzo di trasporto (17,2%), che per i lavoratori rappresenta invece la prima causa (29,3%). Le conseguenze più rilevanti di questi infortuni risultano essere contusioni e lussazioni, con pesi relativi maggiori per le lavoratrici (rispettivamente 35,6% contro il 28,2% dei lavoratori e 31,8% contro 25%).

L’incidenza infortunistica delle donne lavoratrici è decisamente inferiore a quella maschile in tutti i Paesi europei. L’Italia presenta un valore pari a 1.025 per le donne, quasi la metà del 1.937 degli uomini e più contenuto di quelli Francia (2.431) e Spagna (1.862). Per gli infortuni mortali i tassi relativi alla componente femminile sono sensibilmente più bassi ai corrispondenti valori degli uomini, a conferma del fatto che le donne sono generalmente occupate in impieghi meno rischiosi. Il valore per il nostro Paese - calcolato sui soli infortuni accertati positivamente, esclusi quelli in itinere e quelli dovuti a incidenti stradali e a bordo di qualsiasi mezzo di trasporto nel corso del lavoro - si attesta a 0,04 infortuni per 100mila occupati (contro l'1,78 dei maschi).


Le classi di età. Per le donne fino a 59 anni, tutte le fasce di età hanno registrato nel 2015 un decremento rispetto al 2014, mentre nelle fasce più mature si è rilevato un aumento. Con 31.973 casi, pari al 14,1% del totale delle denunce di infortunio femminili, la fascia tra i 50 e i 54 anni risulta la più colpita in valore assoluto. Particolarmente significativo è l’aumento delle denunce, osservabile lungo tutto il quinquennio 2011-2015, per la fascia tra i 60 e i 64 anni, passate dalle 6.571 del 2011 alle 11.796 del 2015. Per gli infortuni mortali il maggior numero di casi riguarda in egual misura, con 15 denunce ciascuna, le tre fasce 20-24, 45-49 e 55-59 anni.
Le lavoratrici straniere. Le denunce di infortuni occorsi a lavoratrici straniere nel 2015 sono state 27.352, pari al 12% del totale delle donne infortunate. Le più colpite, in valore assoluto, sono state le lavoratrici nate in Romania (5.195 casi), Albania (1.983) e Marocco (1.969). Le donne straniere decedute sono state 19 (il 17,3% dei 110 decessi femminili denunciati) pari al 9,7% delle 196 denunce di infortuni mortali occorsi a lavoratori stranieri di entrambi i sessi. La Romania è il Paese di nascita più colpito dagli infortuni femminili con esito mortale (6 su 19).


Gli infortuni nelle scuole. Nel 2015 sono stati denunciati quasi 15mila infortuni occorsi a insegnanti e maestri delle scuole pubbliche e private: circa l’87% dei casi ha riguardato il genere femminile, coerentemente con l'alta presenza delle donne nella categoria. Tra gli studenti, invece, la componente femminile è pari al 43% dei circa 80mila infortuni occorsi nel 2015 nelle scuole pubbliche e private.


Rispetto al numero complessivo delle denunce, la quota degli infortuni in itinere, avvenuti cioè nel tragitto casa-lavoro-casa, per le donne si conferma decisamente più elevata rispetto agli uomini, sia in valore assoluto (per il 2015 rispettivamente 49.721 casi contro 45.722) che in percentuale (21,9% contro 11,2%). L’incidenza del “rischio strada” sulle lavoratrici è ancora più marcata se si prendono in considerazione le denunce dei casi mortali: per le donne, sempre per l’anno 2015, più di un decesso su due (52,7%) è avvenuto in itinere, mentre tra gli uomini lo stesso rapporto è di circa uno su cinque (22,1%). 
Due morti su tre con mezzo di trasporto. Questo divario di genere si mantiene anche sommando le denunce dei casi mortali avvenuti in itinere e quelli in occasione di lavoro, entrambi con coinvolgimento di un mezzo di trasporto: tra le donne, infatti, quasi due decessi su tre (63,6%) sono legati al “rischio strada” rispetto al 38,8% degli uomini. Questo probabilmente perché le donne sono occupate per oltre il 50% nel ramo dei servizi, in attività solitamente meno pericolose di quelle industriali, ma comunque soggette al rischio che si corre negli spostamenti tra l’abitazione e il luogo di lavoro, anche molto frequenti e ripetuti in attività come quelle del personale domestico e di assistenza sociale domiciliare, in cui prevale nettamente la quota femminile.


L'identikit delle vittime. Uno studio specifico della Consulenza statistico attuariale Inail su un campione di 126 infortuni sul lavoro avvenuti in itinere, riconosciuti con esito mortale e occorsi a donne tra il 2010 e il 2014, ha cercato di individuare caratteristiche, dinamiche e circostanze del fenomeno, tracciando un profilo delle lavoratrici vittime. Si tratta soprattutto di italiane (81%) con un'età media di 41 anni, sposate o conviventi (70%), con figli (61%) adolescenti e minori (53%). Nella maggioranza dei casi le lavoratrici sono in possesso di un contratto di lavoro da dipendente (81%), a tempo indeterminato (62%) e full time (47%), e sono occupate nei servizi, principalmente con qualifica di impiegate amministrative e segretarie (21%) e addette alla ristorazione come cuoche, bariste o cameriere (13%). L’incidente è avvenuto in ore diurne (71%), con condizioni meteo avverse nel 43% dei casi, recandosi al lavoro (54%), su strada extraurbana (71%), entro un raggio di circa 15 chilometri da casa (55%), nei primi tre giorni della settimana (69%). Al momento dell’incidente la donna era al volante (87%) di un autoveicolo (72%) ed è stata coinvolta almeno un’altra vettura (44%). 
I fattori di rischio del pendolarismo. Ulteriori studi evidenziano come il pendolarismo aumenti sia le difficoltà nella vita familiare e sociale, legate anche a stress emotivo (separazione/divorzio dal coniuge, gestione della casa, dei bambini, degli anziani...), sia i disturbi del sonno. Il maggiore rischio per le donne pendolari sarebbe anche dovuto al minore tempo di recupero, riposo e svago, elementi che possono influire negativamente sull’attenzione, sia nella guida del veicolo che negli spostamenti casa-lavoro, incrementando il rischio di incidenti stradali. Il maggiore utilizzo da parte delle donne di autovetture piccole e meno sicure è un altro elemento da tenere in considerazione.

fonte: Inail

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