Dispositivi di protezione delle vie respiratorie 

Position Paper Assosistema Safety protezione dal rischio biologico


ASSOSISTEMA-Safety  rappresenta  in  Confindustria  il  settore  della  produzione  e  distribuzione  dei dispositivi di protezione individuali (DPI) e collettivi.
 
Gli associati, fra i più significativi e rappresentativi operatori del settore, sono attivi nel campo della protezione del capo, della vista, dell'udito, della respirazione, degli arti superiori e di quelli inferiori, del tronco e del corpo intero oltre che dalle cadute dall'alto, interventi di primo soccorso ed emergenza, segnalazione ed orientamento, con un programma che, fra i servizi offerti, comprende anche la formazione e l'addestramento.
 
I dispositivi di protezione individuale (DPI) sono attrezzature destinate ad essere indossate e tenute dal lavoratore allo scopo di proteggerlo contro uno o più rischi suscettibili di minacciarne la sicurezza o la salute durante il lavoro, nonché ogni complemento o accessorio destinato a tale scopo.
 
A livello comunitario, il Regolamento 425/2016/EU stabilisce le condizioni di immissione sul mercato, nonché i requisiti essenziali di sicurezza che i DPI devono osservare per preservare la salute e garantire la incolumità degli utilizzatori.
 
In particolare, detta Direttiva prevede che debbano considerarsi idonei e possano, dunque, essere immessi nel mercato quei DPI che recano la c.d. marcatura CE.
 
Tra i dispositivi di protezione delle vie respiratorie, vi sono le maschere di protezione respiratoria.
 
Questi DPI devono essere impiegati se nelle lavorazioni con esposizione a materiale aerodisperso, in forma di particelle (polveri, fibre, fumi, nebbie), i rischi connessi con l’esposizione non possono essere evitati o sufficientemente limitati.
 
In questi casi, si utilizzano generalmente respiratori a filtro denominati “antipolvere”: si tratta di respiratori in cui l’aria ambiente attraversa un filtro in grado di trattenere il materiale in sospensione, rendendo l’aria adatta alla respirazione.
 
Tra le differenti tipologie, si annoverano le semimaschere filtranti antipolvere: si tratta di dispositivi che coprono il naso, la bocca e il mento, costituiti interamente o in larga parte da materiale filtrante e idonei a proteggere contro gli aerosol sia solidi sia liquidi.
 
Tali caratteristiche tecniche rendono le semimaschere filtranti antipolvere particolarmente diffuse nelle strutture sanitarie, anche per prevenire il contagio del personale medico e paramedico da agenti infettivi, e rappresentano un mezzo importante di protezione contro il rischio biologico.
 
Il Comitato europeo di normazione (CEN) - ente che ha lo scopo di armonizzare e produrre norme tecniche a livello europeo - con la norma EN 149:2009) ha stabilito i requisiti minimi per i facciali filtranti contro il particolato solido e liquido utilizzati come dispositivi di protezione delle vie respiratorie.
 
Tale norma tecnica è stata recepita, in lingua italiana, sotto la competenza della Commissione Tecnica

UNI e, con la ratifica dal Presidente dell’UNI è entrata a far parte del corpo normativo nazionale italiano nel
2001 ed è stata aggiornata il 26 marzo 2009.
 
Allo stato attuale, dunque, la norma armonizzata UNI EN 149:2009 costituisce la normativa di riferimento anche per la certificazione contro il rischio biologico delle semimaschere filtranti antipolvere come anche affermato dal Ministero del Lavoro, con la circolare n. 15/2012, .
 
Ed inoltre, come evidenziato dal medesimo Dicastero, l’uso di DPI per le vie respiratorie conformi alla norma europea armonizzata UNI EN 149:2009 è da ritenersi idoneo anche per la protezione da agenti biologici aerodispersi (così come riconosciuto in numerosi documenti dalle principali Autorità del settore sanitario e previdenziale sia nazionali, quali, ad esempio, il Ministero della Salute e l’ISPESL, sia internazionali, quali, ad esempio, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e lo statunitense National Institute for Occupational Safety and Health (NIOSH) e non ultimo l’ente di normazione italiano (UNI).
 
Quindi, i facciali filtranti certificati in conformità alla norma EN 149 (classe FFP2 o FFP3) sono sufficienti a garantire la prevenzione dai rischi biologici aereodispersi, in molte situazioni lavorative in ambito sanitario; per situazioni più complesse possono essere utilizzati anche DPI con caratteristiche diverse.
 
 
E’ doveroso distinguere le maschere di protezione respiratorie dalle mascherine chirurgiche. Queste ultime sono dispositivi medici e nascono con lo scopo di proteggere il paziente in situazioni specifiche (es: sala operatoria) e non il personale sanitario, dal momento che non presentano un bordo di tenuta sul volto ed uno specifico sistema filtrante per aerosol solidi e liquidi, a differenza dei DPI. Le maschere chirurgiche possono riportare la marcatura CE (che attesta la rispondenza a quanto disposto dalla Direttiva 93/42/CEE in ambito di dispositivi medici) e possono essere conformi alla norma armonizzata EN 14683, che descrive le prove utili a verificare che l’idoneità a proteggere il paziente da ciò che viene espirato da chi le indossa.
 
Quando è necessaria la protezione del personale sanitario si deve utilizzare un DPI ed indossarlo correttamente, avendo cura di seguire le istruzioni del fabbricante e verificando la tenuta della maschera al volto dell’operatore. Questo è fondamentale per garantire la protezione, dato che anche il dispositivo più sofisticato indossato in maniera non corretta, non serve a nulla.

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Fonte: Assosistema Safety 


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Protezione delle vie respiratorie


I DPI per le vie respiratorie sono diversi in base allo scopo per cui devono essere impiegati; l'obiettivo però è sempre evitare o limitare l'ingresso di agenti potenzialmente pericolosi (fumi, polveri, fibre o microrganismi) nelle vie aeree. La protezione è garantita dalla capacità filtrante dei dispositivi in grado di trattenere le particelle aerodisperse, per lo più in funzione delle dimensioni, della forma e della densità, impedendone l'inalazione.

I microrganismi sono trasportati in aria adesi a particelle solide o liquide (bioaerosol) in grado di rimanere in sospensione per periodi di tempo variabili a seconda delle dimensioni. Pertanto, nello svolgimento di attività che potrebbero causare dispersione di bioaerosol, è necessario utilizzare i DPI per le vie respiratorie per prevenire il rischio di esposizione agli agenti biologici patogeni. Alcuni esempi di attività lavorative a rischio sono: le attività sanitarie a contatto con pazienti affetti da malattie infettive a trasmissione aerea, le attività zootecniche, alcune procedure condotte nei laboratori biologici e microbiologici, il lavoro presso impianti di trattamento di rifiuti solidi o liquidi e la manutenzione e bonifica di impianti idrici e di climatizzazione.

I DPI più utilizzati per la protezione delle vie aeree sono le semimaschere filtranti monouso che soddisfano i requisiti richiesti dalla norma tecnica UNI EN 149:2001 (Semimaschere filtranti antipolvere - Requisiti, prove, marcatura). Questi sono dispositivi muniti di filtri che proteggono bocca, naso e mento; si suddividono in tre classi in funzione dell'efficienza filtrante: FFP1, FFP2 e FFP3. Le lettere FF sono l'acronimo di "facciale filtrante", P indica la "protezione dalla polvere", mentre i numeri 1, 2, 3 individuano il livello crescente di protezione (bassa > 80%, media > 94% e alta > 99%). In presenza di contaminazioni elevate o di agenti biologici estremamente pericolosi come quelli di gruppo 4 (per es. virus delle febbri emorragiche), potrebbe essere necessario isolare completamente l'operatore dall'ambiente esterno impiegando autorespiratori che forniscono aria diversa da quella dell'ambiente di lavoro.

In virtù del fatto che, in mancanza di una norma specifica, sono riconosciute valide le certificazioni CE di Tipo rilasciate da un Organismo Notificato, attualmente sono disponibili dispositivi per la protezione delle vie aeree dagli agenti biologici di gruppo 2 e 3, come DPI di III categoria che non rispondono alla norma UNI EN 149, ma sono dotati di certificazione CE di Tipo.


Per le attività sanitarie, veterinarie o di laboratorio e, comunque in presenza di pazienti, animali o campioni biologici potenzialmente infetti da microrganismi a trasmissione aerea responsabili di patologie gravi quali meningite, tubercolosi ecc., è raccomandato l'utilizzo di maschere intere con protezione P2, aventi capacità filtrante pari almeno al 95%, perdita di tenuta non superiore al 10% ed efficienza di filtrazione dei microrganismi del 94%. Nell'esecuzione di particolari procedure assistenziali che possono aumentare il rischio di dispersione nell'aria di secrezioni respiratorie (es. broncoscopie, aerosolterapie) è raccomandabile dotarsi di protezioni aventi efficienza filtrante P3.

Non sono DPI le "mascherine chirurgiche" o "igieniche" sprovviste di filtro di cui alla norma UNI EN 14683, comunemente impiegate in ambito sanitario e nell'industria alimentare. Queste
infatti appartengono alla categoria dei dispositivi medici e non proteggono l'operatore, bensì il paziente o l'alimento dalle possibili contaminazioni.


Al termine della procedura di valutazione del rischio, nel DVR dovrà essere indicato il DPI da indossare (facciale filtrante, semimaschera, maschera a pieno facciale, autorespiratore). I facciali filtranti monouso non dovrebbero essere riutilizzati e devono essere scartati se danneggiati, sporchi o contaminati da sangue o altri fluidi biologici; quelli riutilizzabili devono essere sanificati prima di essere nuovamente indossati.

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Fonte INAIL

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