valutare rischio Lavori isolati

Lavoro in solitudine: guida operativa 2025 per prevenire rischi e garantire soccorsi tempestivi

Lavoro in solitudine

Il lavoro in solitudine è una realtà destinata a crescere, ma non deve mai trasformarsi in un rischio non gestito. Con la matrice Suva, un piano di emergenza ben congegnato e tecnologie di allarme affidabili, le aziende possono assicurare che ogni addetto, anche quando è fisicamente solo, sia comunque parte di una rete di protezione pronta a intervenire entro i tempi critici. Prevenzione, sorveglianza e formazione restano la triade imprescindibile per trasformare la solitudine operativa in sicurezza condivisa.

Il progresso tecnologico e l’automazione stanno moltiplicando le attività svolte da una sola persona – dai giri d’ispezione notturni ai controlli in impianti automatici. Ma l’assenza di colleghi a portata di voce o di vista amplifica la probabilità d’errore e, soprattutto, ritarda ogni soccorso. La nuova edizione (maggio 2025) dell’opuscolo I rischi del lavoro in solitudine della Suva spiega come valutare e gestire questi scenari. Di seguito i punti chiave, in forma agile e senza tabelle.


1. Chi rientra nella definizione di “persona che lavora da sola”

È il lavoratore che, in caso d’infortunio o situazione critica, non può ricevere aiuto immediato perché opera fuori da ogni contatto visivo o vocale con altre persone. Non è consentito assegnare da soli mansioni che richiedano l’intervento immediato di una seconda persona.


2. I cinque principi cardine per i datori di lavoro

  1. Idoneità fisica, psichica e intellettuale della persona incaricata.

  2. Formazione ed esperienza adeguate alla mansione.

  3. Possibilità di lanciare l’allarme in ogni momento tramite mezzi tecnici affidabili.

  4. Garanzia di soccorso tempestivo definita in un piano di emergenza.

  5. Sorveglianza aggiuntiva quando il rischio lo impone, in linea con l’art. 8 OPI sui “lavori connessi a pericoli particolari”.


3. Come valutare il rischio: squadra e matrice

  • Team di valutazione: superiore, lavoratore, addetto alla sicurezza (eventualmente medico del lavoro o altri specialisti).

  • Matrice di gravità (I–V) e probabilità (A–E): incrociando i due fattori si individua la classe di sorveglianza necessaria. Solo i pericoli realistici devono essere analizzati; gli eventi “quasi impossibili” rientrano nel rischio vita residuale.


4. Quattro categorie di sorveglianza

  1. Vietato lavorare da soli – quando la matrice indica il campo 1 o le norme specifiche (pozzi, recipienti, linee AT, ecc.) lo impongono.

  2. Sorveglianza continua, indipendente dalla volontà – seconda persona dedicata oppure sistema di allarme automatico (campi 2).

  3. Sorveglianza periodica – controlli a intervalli fissi di 4 h (3b) o 8 h (3a) da parte di persona o impianto, con obbligo di risposta al “pre-allarme”.

  4. Nessuna sorveglianza – consentita solo se la persona può muoversi e chiedere aiuto autonomamente (campi 4).


5. Il piano di emergenza da predisporre prima di iniziare i lavori

  • Organizzazione dell’allarme (numero unico interno, centrale di sorveglianza, contatto radio).

  • Primo soccorso: formazione BLSD e mezzi disponibili sul posto.

  • Tempi di intervento calcolati: il soccorso deve arrivare entro pochi minuti per lesioni potenzialmente mortali; se il sito è troppo isolato, l’attività in solitudine va vietata.

  • Accesso dei mezzi di soccorso: vie libere per ambulanze o elicottero.


6. Requisiti della persona che lavora da sola

  • Idoneità psichica: niente disturbi della concentrazione, paure marcate o patologie mentali non compensate.

  • Idoneità fisica: assenza di crisi epilettiche non controllate, dipendenze attive, gravi allergie non gestite.

  • Competenze tecniche e decisionali: capacità di usare macchine, interpretare segnali di processo, reagire a imprevisti.

  • Consapevolezza dei fattori psicosociali: rischio d’isolamento in lavori notturni o siti remoti.


7. Formazione obbligatoria

Prima dell’impiego il lavoratore deve essere istruito su:

  • Funzionamento e test quotidiano dei sistemi di allarme.

  • Lavori che richiedono tassativamente la seconda persona o uno specialista.

  • Comportamenti sicuri in caso di guasto, anomalie produttive, incendio.

  • Uso dei DPI, vie di fuga, procedure di evacuazione.

L’addestramento va documentato e verificato periodicamente, correggendo tempestivamente eventuali comportamenti non conformi.


8. Attività con norme speciali che escludono la solitudine

Tra le più rilevanti:

  • Lavori su impianti elettrici in tensione.

  • Ingressi in recipienti chiusi o atmosfere potenzialmente tossiche/infiammabili.

  • Verniciatura a spruzzo in spazi confinati.

  • Lavori forestali ad alto rischio, lavori ferroviari nella “zona binari”, interventi subacquei o in sovrappressione.


9. Otto passi per implementare un sistema efficace

  1. Mappare tutte le attività in solitudine e i luoghi isolati.

  2. Classificare i rischi con la matrice Suva, coinvolgendo un team interdisciplinare.

  3. Stabilire la categoria di sorveglianza e scegliere la tecnologia di allarme adeguata.

  4. Elaborare il piano di emergenza, definendo i tempi di intervento realistici.

  5. Verificare l’idoneità dei lavoratori e offrire eventuali visite mediche mirate.

  6. Formare e addestrare anche sulla gestione dello stress e dell’isolamento.

  7. Testare periodicamente dispositivi e procedure, registrando gli esiti.

  8. Aggiornare il DVR/SGSL con i dati emersi dal monitoraggio continuo.





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