Notiziario online sicurezza sul lavoro

  • LA DISINFEZIONE COME MISURA DI SICUREZZA NEL PROCEDIMENTO DI VALUTAZIONE DEL RISCHIO BIOLOGICO

    Il rischio biologico, negli ambienti sanitari e in quelli ad essi assimilabili, si identifica generalmente con condizioni di rischio di esposizione ad agenti biologici di pazienti/utenti ed operatori che possono causare un’infezione/patologia infettiva.È una caratteristica tipologia di rischio correlata all’esercizio di attività assistenziali, terapeutiche, clinico-diagnostiche, sociosanitarie e/o similari.La valutazione del rischio biologico si effettua considerando quanto indicato dagli artt. 271, 272 e seguenti del Titolo X (d.lgs. 81/2008 e s.m.i.) che prevedono di identificare, per qualsiasi soggetto presente durante le attività che si espletano, le condizioni di rischio di esposizione ad agenti biologici, connessi con l’ambiente o con il posto di lavoro, che costituiscono le sorgenti di rischio.Si identificano, a seguito della suddetta valutazione, le conseguenti misure di prevenzione protezione da attuare e mantenerle tali nel tempo in relazione alle attività in esercizio ed alle modalità delle stesse.Le suddette misure si devono mettere a punto considerando con attenzione l’art.15 “Misure generali di tutela”, comma 1, lett. c) del d.lgs.81/2008 e s.m.i., che prevede “l’eliminazione dei rischi in relazione alle conoscenze acquisite in base al progresso tecnico e, ove ciò non sia possibile, la loro riduzione al minimo“.In seguito, al comma 1, lett. z) dell’art. 18, tra gli obblighi del datore di lavoro e del dirigente, si indica per il datore di lavoro di “aggiornare le misure di prevenzione … omissis … ovvero in relazione al grado di evoluzione della tecnica della prevenzione e protezione”.Nell’ambito delle citate misure di sicurezza la disinfezione si qualifica tra gli interventi maggiormente prioritari per la tutela della salute di tutti i soggetti presenti nelle strutture. INDICE DOCUMENTO: LA DISINFEZIONE COME MISURA DI SICUREZZA NEL PROCEDIMENTO DI VALUTAZIONE DEL RISCHIO BIOLOGICO SELEZIONARE ED ATTUARE L’ATTIVITA’ DI DISINFEZIONEDISINFEZIONE DEGLI ENDOSCOPIDISINFEZIONE/DECONTAMINAZIONE DELL’IMPIANTO IDRICODISINFEZIONE/DECONTAMINAZIONE DELL’ARIA IN AMBIENTI CONFINATI Fonte; Inail 2022 SCARICA IL DOCUMENTO CALCOLO RISCHIO BIOLOGICO IN EXCEL

  • RISCHIO BIOLOGICO NELL’AMBULATORIO VETERINARIO

    Valutazione Del Rischio Negli ultimi anni è notevolmente cresciuta tra gli operatori sanitari la preoccupazione per il rischio di contrarre una malattia infettiva a causa della propria attività lavorativa; su questo atteggiamento ha sicuramente influito la comparsa sulla scena mondiale dell’epidemia di AIDS, che ha destato non poco allarme anche in questo settore. Le procedure di controllo consigliate, molto spesso complesse e di difficile applicazione, non sempre eliminano il rischio derivante da un evento accidentale (puntura, taglio, schizzo, urina, sangue, feci, presenza di parassiti trasmettitori di zoonosi, allergie, etc) eventi molto spesso imputabili all’organizzazione del lavoro, rapidità di esecuzione, spazi non idonei, affollamento di animali, etc.L’emanazione del D.Lgs n° 81 del 09.04.2008 Titolo X, impone al Datore di lavoro di valutare il rischio derivante dall’esposizione ad agenti biologici, nonché di adottare tutte le misure tecniche, organizzative e procedurali, per evitare l’esposizione dei lavoratori.Pur non riconoscendo a tutti gli operatori sanitari un rischio biologico diretto (escluse alcune specifiche mansioni) si ritiene opportuno consigliare l’adozione delle misure precauzionali previste dalla normativa vigente.Quando le misure di controllo non sono sufficienti a ridurre il rischio è necessario progettare adeguatamente i processi operativi modificando, se necessario, l’organizzazione del lavoro. Obiettivi specifici -    Individuazione di  rischi  biologici  durante  l’attività  svolta  all’interno  dell’ambulatotorio veterinario della AUSL Viterbo;-    Individuazione di procedure lavorative tecnicamente valide ed attuabili, che vadano ad integrare la necessaria professionalità ed esperienza degli operatori addetti, in presenza di soggetti (animali) contraddistinti da reazioni difficilmente prevedibili. AMBITO / CAMPO DI APPLICAZIONE  All’interno dell’AUSL Viterbo, Dipartimento di Prevenzione, Servizio Veterinario è presente un ambulatorio veterinario utilizzato per visite cliniche ed attività chirurgiche relativamente ai cani e ai gatti. L’ambulatorio è sito nei locali al piano terra dello stabile in Viterbo P.le Romiti snc, in adiacenza e comunicante tramite porta e corridoio con gli uffici amministrativi.I locali sono costituiti da sala d’attesa, sala visite e operatoria, ufficio del Dirigente Veterinario. Gli Operatori addetti al Servizio sono tre: un dirigente veterinario e due infermieri. Le pulizie e sanificazioni vengono effettuate tra un intervento/visita e l’altro da un infermiere, mentre a fine turno, per le pulizie di fondo, interviene ditta appaltatrice esterna. RESPONSABILITA’ Il  Dirigente  Veterinario  è  il  Responsabile  dell’ambulatorio  e  Preposto  anche  per  quanto riguarda i Rischi connessi con l’attività così come previsto dal D.Lgs. 81/2008 (valutazione dei rischi e procedure connesse); Procedura: Matrice Delle Responsabilità R: responsabile azione C: collaboratore A: approvazione IL CONTESTO OPERATIVOSi può suddividere nelle seguenti fasi:- accettazione e registrazione amministrativa;- visita;- eventuale preanestesia ed anestesia per intervento chirurgico;- intervento chirurgico;- pulizia e sanificazione (tra un intervento e l’altro e finale)CRITICITÀ RISCONTRATE NELL’ ORGANIZZAZIONE:Le criticità possono essere:a) criticità d’equipe:- un non corretto utilizzo dei DPI degli Operatori Sanitari;- mancata osservanza delle procedure aziendali che possono comportare rischi alla ditta appaltatrice dei lavori di pulizia.b) criticità ditta appaltatrice addetta alle pulizie:- inidoneo utilizzo di camici e guanti per evitare contatti con materiali/rifiuti contaminati.DESCRIZIONE DELLE AZIONIGli animali vengono accettati, dopo una sosta nella sala di attesa, all’interno dell’ambulatorio. Dopo l’identificazione, e disbrigo di procedure amministrative, l’animale viene visitato, esclusivamente dal personale addetto e quindi in assenza di accompagnatori, per poi procedere alle cure del caso. La visita clinica, precede l’intervento chirurgico sull’animale (potenziale serbatoio d’infezione e possibile rischio fisico), con strumentazione mono-uso. Tale sequenza di azione si compone come appresso indicato: Glossario Glossario:- aerosol: sospensione di goccioline di liquido o particelle solide nell’aria o nei gas in genere;- agente biologico: qualsiasi organismo vivente o parte di esso che può essere causa di infezione, allergia, o intossicazione; sono compresi in questa definizione virus, batteri, funghi, endossine batteriche, spore fungine, protozoi o elminti parassiti, acari, insetti, etc.- allergeni: sostanze che causano una reazione allergica oppure d’ipersensibilità in persone predisposte;- allergia:reazione esagerata del sistema immunitario d’individui predisposti nei confronti di sostanze innocue per la maggioranza della popolazione, anche se a dosi estremamente basse; detersione: Operazione volta a rimuovere, anche con l’ausilio di specifiche sostanze detergenti, ogni tipo di residuo, particella o sostanza capace di trasmettere direttamente od indirettamente un rischio biologico;- disinfezione:attività che riguarda il complesso di procedimenti e operazioni atti a rendere sani determinati ambienti confinati mediante la distruzione o l’inattivazione di microrganismi patogeni;- DPI( dispositivo di protezione individuale): attrezzatura che ha il compito di salvaguardare la salute e/o la sicurezza della persona che l’indossa o li utilizza;- rischio:la probabilità che si verifichi un evento dannoso per la gravità dello stesso evento:- sanificazione:operazione comprendente opportuni interventi di detersione e disinfezione.- serbatoio:ospite umano o animale in cui un agente biologico può vivere per un certo periodo del suo ciclo vitale, spesso senza causare la malattia. Può rappresentare una fonte d’infezione. Tabella Zoonosi: fonte asl viterbo

  • IL RISCHIO BIOLOGICO NEGLI ALBERGHI

    Rischio Biologico, Con Riferimento Particolare Alla Presenza Di Insetti Infestanti Come Le Cimici Da Letto O Dei Microrganismi Che Possono Causare La Legionellosi. Uno degli interventi, dal titolo “Legionella: il controllo e la gestione dei rischi” e a cura di  Andrea Conti, si è soffermato sulla legionellosi, la manifestazione patologica causata da Legionella di cui si conoscono due forme:- “la malattia del Legionario (la più severa);- la febbre di Pontiac”. L’intervento ricorda che la principale forma di trasmissione del batterio all’uomo “consiste nell’inalazione di acqua (sotto forma di aerosol) contaminata” e che “non sono conosciuti casi di trasmissione da uomo a uomo”.  Veniamo brevemente ai rischi correlati alle attività ricettive. Si indica che “la maggior parte dei casi di legionellosi sono stati associati alla contaminazione degli impianti di distribuzione dell’acqua, di condizionamento dell’aria, di torri evaporative, fontane decorative e di impianti che utilizzano acqua per il benessere della persona”. In particolare i principali fattori di rischio presenti negli impianti sono:- “la presenza di acqua ad una temperatura compresa tra 20 e 55 °C;- la possibilità che l’acqua sia nebulizzata in particelle di dimensione idonea a raggiungere le basse vie respiratorie;- la possibilità che tali particelle possano essere inalate”.  Per la gestione del rischio si riportano indicazioni relative a:- piano di autocontrollo: “documento periodico (annuale/biennale) che la struttura adotta per la prevenzione del rischio Legionellosi”: valutazione, gestione e monitoraggio; - valutazione: “individuare le specificità del sito e degli impianti che possono favorire la colonizzazione di legionella e che giustifichino il rischio che nella struttura possano verificarsi uno o più casi di malattia”. La valutazione serve ad acquisire “conoscenze sulla vulnerabilità degli impianti in termini di potenziale: proliferazione batterica; formazione di aerosol;- gestione: sulla base della valutazione il piano di autocontrollo dovrà prevedere le misure di manutenzione e di disinfezione da adottare per la mitigazione del rischio; - monitoraggio: il piano di autocontrollo deve prevedere il monitoraggio periodico della qualità delle acque e quali misure di disinfezione adottare in caso di positività”.  Un intervento al convegno si è soffermato invece sulle cimici da letto. In “Gli infestanti animali. Un nuovo problema: Le cimici da letto”, a cura di Luigi Sansevero, si indica che possono essere molti gli infestanti che invadono gli ambienti di vita, ad esempio blatte (scarafaggi), topi e ratti. Infestanti che sono “direttamente o indirettamente” legati agli ambienti in cui si trovano o a quello direttamente circostante”, alle “condizioni igienico-strutturali degli immobili e alla gestione dei rifiuti”.Invece la cimice dei letti (Cimex Lectularius), un infestante che sembrava scomparso ma è prepotentemente tornato alla ribalta, non è direttamente legato all’igiene degli ambienti. La cimice dei letti è un insetto ematofago, “che si nutre preferibilmente di sangue umano, anche se può attaccare, in caso di bisogno, altri mammiferi o uccelli”. Generalmente sceglie “come punti di annidamento le strutture dei letti, le cuciture dei materassi, gli spazi dietro i battiscopa e più in generale qualsiasi fessura o intercapedine, generalmente il più vicino possibile agli esseri umani da cui sono attratti per il calore propagato e per l’emissione di CO2”.Una specie che è in grado di sviluppare una “forte infestazione nel giro di poco tempo”. Innanzitutto l’intervento sottolinea che, in caso di infestazione in corso, “si sconsiglia di procedere ad interventi ‘fai da te’, in quanto è necessario un intervento professionale, possibilmente effettuato da una ditta competente già pratica di questo particolare problema”.Inoltre riguardo alla verifica della presenza di cimici dei letti si segnala che bisogna “ispezionare attentamente tutti i punti idonei ad ospitare un focolaio di infestazione alla ricerca di adulti, uova, neanidi (uno degli stadi di sviluppo degli insetti, ndr) e residui di muta”.Per verificare la presenza di cimici dei letti è possibile utilizzare anche le Unità Cinofile Anti Cimici, “costituite dal binomio formato da un cane anti cimici (un cane addestrato alla ricerca olfattiva della Cimice dei letti) e dal suo conduttore cinofilo (un addestratore cinofilo specificatamente formato nella gestione e conduzione di un cane anti cimici)”. Cosa non fare? Intanto è necessario “non iniziare una disinfestazione ‘fai da te’ utilizzando comuni insetticidi: si corre il rischio di snidare le cimici e propagarle in altre stanze della abitazione. Non trasportare vestiti, mobili ed altri oggetti in altre stanze, corriamo il rischio di infestarle. Inoltre non andare a dormire sul divano o in altra stanza e non andare a dormire da parenti”. Ed è meglio non buttare via il letto o il materasso: “per prima cosa sono oggetti costosi, sentiamo gli esperti per come poterli recuperare; inoltre si corre il rischio che qualcuno li recuperi diffondendo in altri luoghi l'infestazione”. Queste alcune indicazione su cosa si può fare:- “interpellare una ditta privata esperta, in quanto debellare le cimici non è una azione che richiede poco tempo, ma che necessita di buona tecnica e professionalità;- lavare a 60°C e trattare materassi, struttura del letto, battiscopa, stipiti delle porte ed eventuali fessure con vapore secco al almeno 100°C ad una distanza dalle superfici non superiore ai 20 cm (diversi comuni elettrodomestici possono aiutare in questa funzione);- terminato l’intervento della ditta disinfestatrice possiamo chiedere di porre in atto alcuni accorgimenti che permettano di verificare la completa eradicazione dell’infestazione ricercando questi insetti mediante l’utilizzo di trappole a cattura, specifiche per le cimici da letto. Ne esistono di due tipi. Il primo (trappola inerte) sfrutta la necessità dell’insetto di trovare nascondigli sicuri”. Il secondo (trappola attivata) “permette di catturare le cimici da letto utilizzando un attrattivo che a contatto con l’aria simula l’emissione di CO2 con aumento della temperatura”;- dopo il trattamento, “in caso si voglia riutilizzare il materasso o proteggere quelli nuovi è possibile utilizzare degli specifici coprimaterasso che hanno la caratteristica di essere impermeabili a questo insetto”. E riguardo alle metodologie di disinfestazione si può avere una “metodologia tradizionale o chimica: si basa sul trattamento insetticida all’interno dei luoghi ove l’infestazione ha attecchito”. Vi sono infatti varie metodiche “che vanno dall’irrorazione si soluzioni di gocce grossolane di insetticida con pompa a bassa pressione, all’aerosol della miscela con nebulizzatori per arrivare alla fumigazione degli ambienti da trattare con l’utilizzo di apposite apparecchiature o utilizzando speciali fumogeni”. Recenti ricerche hanno portato alla “scoperta di un nuovo insetticida chimico/fisico per combattere le cimici” a base di polveri fossili.Per la disinfestazione esistono poi trattamenti puramente fisici:- “trattamento criogenico con impiego di azoto liquido;- trattamento con vapore secco;- trattamento con calore”. Concludiamo rimandando alla lettura integrale degli interventi che riportano non solo utili immagini esplicative, ma anche altri suggerimenti e approfondimenti per la prevenzione di questa tipologia di rischi nei luoghi di lavoro.   “ Legionella: il controllo e la gestione dei rischi” e a cura di Andrea Conti (Asl Milano), intervento al convegno “Ospitalità e sicurezza per tutti” (formato PDF, 332 kB).  “ Gli infestanti animali. Un nuovo problema: Le cimici da letto”, a cura di Luigi Sansevero (Asl Milano), intervento al convegno “Ospitalità e sicurezza per tutti” (formato PDF, 1.07 MB). Puntosicuro, Asl Milano   Lista di controllo per la valutazione del rischio nelle strutture turistico-ricettive Usl 10 Firenze LA MANCATA PREVENZIONE: RISVOLTI CIVILI, PENALI E INDIRETTI.Il primo pericolo è chiaramente quello di mettere in condizioni di rischio i propri clienti in primis, poi i dipendenti, visitatori e fornitori, a volte con conseguenze molto gravi o con esito infausto. Comunemente questi episodi sfociano in cause civili con richieste di risarcimento notevolmente onerose per il gestore della struttura.   Vi sono poi i risvolti penali, previsti dal D.Lgs.81/08. Infatti, la valutazione del rischio biologico legionellosi (imposta dal D.Lgs. 81/2008) è lo strumento fondamentale che permette al datore di lavoro di tutelare la salute sia dei lavoratori sia degli ospiti.  Oltre a prevedere interventi di protezione individuali e/o collettivi, occorre operare in un'ottica di prevenzione, attraverso la definizione di “misure tecniche, organizzative, procedurali” volte a evitare l'esposizione, come previsto dal D.Lgs. 81/2008, delineate dalle Linee guida per la sorveglianza e il controllo della legionellosi.Infine esistono altri risvolti indiretti ma altrettanto pericolosi, quali danni all'immagine:i casi di Legionella accertati all’interno di strutture ricettive finiscono in una banca dati europea (ELDSNet) in modo da permettere ai tour operator di escluderlo dalle mete programmate. banca dati europea (ELDSNet) Linee guida per la prevenzione ed il controllo della legionellosi - Approvate in conferenza Stato Regioni nella seduta del 07 Maggio 2015    DVR ALBERGHI

  • Agenti biologici - Microrganismi

    Definizione Gli agenti biologici, secondo la definizione del d.lgs. 81/2008 (art. 267), sono "qualsiasi microrganismo anche se geneticamente modificato, coltura cellulare ed endoparassita umano che potrebbe provocare infezioni, allergie o intossicazioni" e includono pertanto batteri, virus, funghi microscopici ed endoparassiti.I microrganismi sono ulteriormente definiti come: entità microbiologiche, cellulari o meno, in grado di riprodursi o di trasferire materiale genetico e rientrano tra gli agenti biologici da valutare in fase di stesura del Documento di Valutazione dei Rischi. Tuttavia, volendo considerare le fonti di pericolo biologico in senso più ampio, nella valutazione del rischio andrebbero considerati anche prodotti di origine vegetale o animale, ectoparassiti pluricellulari (per esempio zecche, zanzare, ecc.) e allergeni di origine animale e vegetale (acari della polvere, derivati epidermici animali, polveri di cereali, ecc.).   Caratteristiche e proprietà Gli agenti biologici sono caratterizzati da proprietà che, nel loro insieme, ne determinano la "pericolosità": Infettività: capacità di un agente biologico di penetrare e moltiplicarsi in un organismo (l'infezione non evolve necessariamente nella malattia conclamata). Per alcuni agenti biologici sono state definite delle "dosi infettanti", ossia il numero di microorganismi necessari a causare l'infezione. La dose infettante 50 (DI 50) è definita come la "dose" di microrganismi in grado di infettare il 50% degli animali inoculati, mentre la "dose minima infettante" (DI0), è il numero minimo di agenti biologici che può innescare l'infezione, in alcuni casi anche una singola "unità infettante" (un virus o una cellula batterica). Patogenicità: capacità di indurre una malattia dopo aver infettato un organismo; dipende da alcuni fattori quali la produzione di tossine e la capacità di superare i sistemi di difesa. Trasmissibilità: probabilità che l'agente biologico sia trasmesso da un soggetto infetto a uno sano. Può avvenire in maniera diretta (ad esempio attraverso il sangue), o indiretta, attraverso materiali inanimati (aria, acqua, materiali biologici, polvere, indumenti, cibo, rifiuti, superfici e attrezzature) o vettori, come alcuni artropodi (zanzare, zecche, ecc.) e roditori. Neutralizzabilità: disponibilità di misure preventive e terapeutiche specifiche per un determinato agente biologico (disinfettanti, farmaci, vaccini).   Classificazione degli agenti biologici Gli agenti biologici vengono classificati dal Titolo X in quattro categorie di crescente pericolosità, l'allegato XLVI elenca solo gli agenti dei gruppi 2, 3 e 4 suddivisi in batteri e organismi simili, virus, funghi e parassiti.   Classificazione degli agenti biologici GruppoDanni sull'uomoRischio per i lavoratoriMisure profilattiche e terapeuticheEsempi di agenti biologici 1 Scarse probabilità di causare malattie Molto basso   Saccharomyces cerevisiae 2 Possono causare malattie Rischio basso; poche probabilità di propagarsi nelle comunità Di norma disponibili Virus influenzali, Legionella pneumophila, Clostridium tetani, E.coli (ceppi non patogeni), Pseudomonas aeruginosa, Staphilococcus aureus, Aspergillus fumigatus 3 In grado di provocare malattie gravi Serio rischio; riescono a propagarsi nelle comunità Di norma disponibili Virus epatite B e C, virus HIV, Rickettsia conorii, Salmonella typhi, Mycobacterium tuberculosis, Brucella abortus Escherichia coli (ceppi patogeni) 4 Malattie gravi Serio rischio; possono propagarsi molto facilmente nelle comunità Normalmente non disponibili Virus delle febbri emorragiche Fonte:Inail

  • Agenti Biologici- Virus

    I virus sono strutture acellulari (senza una vera e propria "cellula") piuttosto semplici, con dimensioni variabili dai 20 ai 200 nm, visibili solo al microscopio elettronico. Sono "parassiti" che hanno bisogno di sfruttare le strutture cellulari dell'ospite per replicare il proprio materiale genetico e moltiplicarsi.Esistono i "virus nudi" e i "virus rivestiti"; i primi hanno un unico rivestimento esterno (capside) e sono, generalmente, più resistenti all'azione dei disinfettanti (per esempio gli Adenovirus responsabili delle infezioni delle vie respiratorie); i secondi, invece, oltre al capside hanno un secondo rivestimento lipoglicoproteico che è facilmente degradato dai disinfettanti organici (alcoli ed eteri), rendendo questo tipo di virus più sensibili (ne sono un esempio i virus HIV, HBV, HCV).I virus possono indurre patologie infettando l'ospite attraverso diverse vie: via aerea (per esempio raffreddore, influenza, malattie esantematiche dei bambini, Covid 19), via oro-fecale (per esempio epatite A e gastroenterite da Rotavirus), attraverso il sangue e altri fluidi biologici (per esempio epatite B e C, AIDS), attraverso il morso o graffi di animali (per esempio la rabbia), attraverso la puntura o il morso di artropodi (per esempio l'encefalite da zecche e la febbre gialla trasmessa dalle zanzare).Gli effetti sulla salute sono variabili: da lievi (raffreddore) a gravi (rabbia, febbri emorragiche, epatite B e C o Aids) e possono interessare diversi organi e apparati (fegato, cervello, sangue, ecc.). Diversi virus (ad esempio il virus della rosolia, del morbillo e il Cytomegalovirus), se contratti dalle donne in gravidanza, possono provocare gravi danni all'embrione e al feto (effetti teratogeni). Altri sono in grado di aumentare la probabilità d'insorgenza di neoplasie, per esempio i virus HBV e HCV (epatocarcinoma), HIV (sarcoma di Kaposi), Papillomavirus (alcune forme di cancro uterino).Tra i virus responsabili di patologie di origine professionale si possono citare i virus delle epatiti e dell'AIDS (attività sanitarie o di assistenza), dell'influenza (comunità in genere), della rabbia (contatto con cani randagi o volpi), della varicella e altre malattie esantematiche (comunità scolastiche e asili nido).Nei settori dell'agricoltura, della silvicoltura, dell'orticoltura e della produzione di nutrimenti e mangimi animali, l’esposizione ad agenti virali può essere significativa sia per il frequente contatto con materiale potenzialmente contaminato, che per l’alto indice infortunistico.Va anche sottolineata l’importanza di virus come il SARS Cov-2 che, pur essendo a distribuzione ubiquitaria, possono interessare in modo particolare alcune professioni quali quelle sanitarie o quelle a contatto con il pubblico (commercio al dettaglio, trasporti, ristorazione, ecc.) Inoltre, numerosi sono gli esempi dell’emergenza di malattie virali trasmesse da vettori, ad esempio zanzare e zecche. Tra queste, ve ne sono alcune un tempo considerate esclusive di specifici areali tropicali, ad esempio Chikungunya, West Nile Disease (WND), Zika, Dengue, Rift Valley Fever (RVF) e l’encefalite da zecche, che recentemente hanno raggiunto aree geografiche anche molto lontane da quelle di origine grazie alla plasticità ecologica dei virus ed ai cambiamenti climatici ed ambientali. Altri tipi di virus (Poxvirus, Papovavirus, Arbovirus, Virus dell’Influenza  ecc ecc) possono rappresentare agenti di rischio nei diversi settori dell’allevamento e della macellazione animale, mentre i lavoratori di discariche, impianti RSU, impianti di trattamento acque reflue, sono potenzialmente esposti a Enterovirus, Rotavirus e HAV (Virus dell’Epatite A).I vaccini contro le malattie di natura virale rappresentano una delle più importanti misure protettive che il datore di lavoro può mettere a disposizione di quei lavoratori che non sono già immuni all’agente biologico cui sono anche potenzialmente esposti; l'eventuale disponibilità dei vaccini è segnalata nell’elenco di agenti biologici riportato nell’allegato numero XLVI del d.lgs. 81/2008. Fonte:Inail

  • Agenti Biologici - Batteri

    Sono organismi unicellulari, di dimensioni variabili (in media da 1 a 10 μm) e differenti forme: bastoncelli (bacilli), sfere (cocchi), spirali (spirochete). In base alla reazione a una speciale colorazione (detta di Gram), che riflette una differente struttura della parete cellulare, si può fare una distinzione tra Gram negativi (per esempio coliformi e salmonelle) e Gram positivi (per esempio stafilococchi e streptococchi).I batteri sono gli agenti eziologici di infezioni e intossicazioni; le prime interessano specifici organi e apparati e possono causare patologie sistemiche, le seconde sono la conseguenza della produzione di tossine (esotossine ed endotossine) da parte di alcune specie batteriche. Un noto esempio è quello di Clostridium tetani, il batterio responsabile del tetano che può penetrare attraverso le ferite rilasciando una potente neurotossina che agisce sul sistema nervoso.Le endotossine sono rilasciate dai batteri Gram negativi che le contengono nella parete cellulare e possono indurre febbre, nausea, diarrea e infiammazione.Alcuni batteri (per esempio Clostridium tetani, Clostridium botulinum e Bacillus anthracis), in caso di mancanza di nutrimento e in condizioni ambientali di stress, possono "trasformarsi" in una forma inerte denominata spora batterica. Le spore, quando le condizioni ambientali e nutrizionali tornano più favorevoli, per esempio attraverso il contatto con il sangue di una ferita, riescono a svilupparsi nuovamente e a riportare il batterio alla normale vita attiva. Le spore sono molto resistenti ai semplici trattamenti di pulizia e disinfezione e per essere disattivate devono essere sottoposte a sterilizzazione.L’esposizione anche potenziale a batteri patogeni interessa moltissimi settori lavorativi; tra questi ricordiamo gli allevamenti e i macelli, gli impianti di trattamento dei rifiuti e delle acque reflue, le attività socio sanitarie e veterinarie, l’agricoltura. Nelle righe successive sono trattate brevemente alcune infezioni batteriche di particolare interesse.Una infezione emergente, di potenziale interesse lavorativo, è rappresentata dalla malattia (o borreliosi) di Lyme. Tale patologia è causata da Borrelia burgdorferi, una spirocheta il cui serbatoio naturale è rappresentato da uccelli e varie specie di mammiferi (piccoli roditori, cani e cavalli) e che viene trasmessa all’uomo attraverso i morsi delle zecche..In Italia le regioni centro-settentrionali presentano il maggior numero di casi osservati di infezione; tra i lavoratori a maggior rischio di esposizione vi sono quelli che svolgono attività outdoor (agricoltori, giardinieri, forestali, edili, ecc.).Anche la leptospirosi è un’infezione considerata emergente e/o riemergente a causa dei numerosi focolai distribuiti ubiquitariamente.Gli agenti eziologici della leptospirosi sono batteri appartenenti all'ordine Spirochaetales, e in particolare Leptospira interrogans con le sue centinaia di sierovarianti. L’infezione nell’uomo si verifica quando il microrganismo, escreto con le urine o i tessuti del parto (placenta e liquido amniotico) di molti animali, penetra attraverso ferite o mucose attraverso acqua o terra contaminate. Il lavoro è un fattore di rischio significativo per l’uomo, in particolare per contadini, forestali, lavoratori dei servizi fognari, minatori, veterinari, allevatori, addetti alla produzione di latte e latticini, lavoratori dei macelli.L’antrace o carbonchio è un’infezione acuta causata da Bacillus anthracis, un bacillo Gram positivo che forma spore resistenti nell’ambiente anche per decenni o secoli. L’infezione nell’uomo può essere contratta per via cutanea (il 95% dei casi), inalazione o ingestione. La forma cutanea è causata dal contatto con animali infetti o con prodotti infetti quali lana e cuoio; il primo sintomo è una piccola piaga che si sviluppa successivamente in un’ulcera con un’area nera al centro, da cui il nome di carbonchio. La malattia rappresenta un rischio occupazionale per agricoltori, tessitori di lana, lavoratori dei macelli, conciatori, allevatori, veterinari e operatori sanitari. Fonte:Inail

  • Agenti Biologici- Funghi

    I microfunghi sono organismi di dimensioni variabili (da 1 a 100 μm), unicellulari (lieviti) o pluricellulari (muffe); i lieviti sono generalmente rotondeggianti e le muffe filamentose. Sono in grado di produrre spore, forme resistenti che si disperdono facilmente nell’ambiente attraverso l'aria o aderendo al corpo di insetti e altri animali. Alcuni sono patogeni e possono causare infezioni dette micosi (dermatofiti come Microsporum o Trichophyton); altri, sono patogeni opportunisti (Aspergillus) e possono causare micosi soprattutto in persone con il sistema immunitario compromesso da altre patologie concomitanti o da trattamenti farmacologici.Nell’individuazione delle categorie sensibili di lavoratori bisogna tenere anche conto di situazioni di temporanea suscettibilità, come quella che si determina fisiologicamente durante la gravidanza.Le infezioni colpiscono spesso la cute e le mucose (per esempio nel caso dei funghi del genere Candida), ma talvolta possono essere sistemiche e interessare organi interni, come nel caso dell’aspergillosi polmonare, causata da Aspergillus, o della criptococcosi, causata da Cryptococcus, un fungo veicolato dagli uccelli. Pertanto, l’esposizione anche potenziale a questo fungo interessa in particolare i lavoratori degli allevamenti e dei macelli avicoli.Diverse muffe possono essere causa di patologie allergiche (Alternaria, Aspergillus, Cladosporium, Penicillium) e interessano soprattutto i settori del trattamento dei rifiuti e delle acque reflue, le falegnamerie, i panifici, l’industria cartaria, l’industria tessile e i mangimifici.Inoltre, alcune specie producono sostanze potenzialmente cancerogene dette micotossine che possono occasionalmente contaminare alcuni alimenti (per esempio le aflatossine prodotte da Aspergillus, correlate ad alcune forme di cancro epatico). La presenza di muffe è associata ad ambienti particolarmente umidi; all'interno degli edifici si trovano su pareti e pavimenti, nei sistemi di condizionamento dell'aria, negli umidificatori, sugli alimenti o sulle materie organiche non adeguatamente conservate e sui tessuti naturali.Tra gli ambienti di lavoro più facilmente colonizzati dai funghi possiamo ricordare anche: caseifici, salumifici, silos, magazzini, vivai e serre. Fonte:Inail

  • Agenti Biologici - Parassiti

    Con il termine parassiti si definiscono organismi molto diversi tra loro, accomunati dalla caratteristica di vivere sfruttando completamente  le risorse di altri organismi (ospiti), danneggiandoli talvolta fino alla morte.I parassiti sono distinti in endoparassiti ed ectoparassiti. I primi trascorrono parte del loro ciclo vitale all'interno delle cellule o degli organi di altri organismi (per esempio Echinococcus granulosus, Giardia intestinalis, Toxoplasma gondii, Entamoeba histolytica); i secondi invece, vivono all'esterno del corpo dell'organismo ospite al quale rimangono strettamente legati come le zecche (Ixodes), i pidocchi (Pediculus) e alcune specie di acari (per esempio Sarcoptes scabiei, responsabile della scabbia e Trombicula autumnalis che depone le sue uova sotto l’epidermide dell’ospite).Gli endoparassiti includono protozoi ed elminti (vermi). I protozoi sono unicellulari come per esempio l'agente causale della toxoplasmosi (Toxoplasma gondii), della giardiasi (Giardia lamblia) e della amebiasi (Entamoeba hystolitica). Gli elminti sono vermi con il corpo allungato, appiattito o cilindrico che possono causare parassitosi (vi rientrano tenie, ascaridi, ossiuri, e filarie).Le patologie provocate dagli endoparassiti hanno una possibile origine lavorativa nelle attività a contatto con gli animali e loro derivati.La definizione di "agente biologico" riportata nel d.lgs.81/08, prende in considerazione solo gli endoparassiti, ma anche gli ectoparassiti andrebbero sempre considerati per una corretta valutazione del rischio biologico nei luoghi di lavoro. Tra questi, infatti, rientrano parassiti che giocano un ruolo fondamentale nella trasmissione di alcuni agenti patogeni (come ad esempio le zecche che sono "vettori" di diverse patologie infettive quali le rickettsiosi, le borreliosi e alcune forme di meningite).Tra le attività che espongono a rischio di infestazioni da parassiti possiamo ricordare per gli ectoparassiti: allevamenti animali, attività veterinarie, industria conciaria, scuole e sanità. Fonte:Inail

  • Allergeni

    Le manifestazioni allergiche sono il risultato di una esagerata reazione del sistema immunitario nei confronti di alcune sostanze estranee all'organismo, gli allergeni.Il sistema immunitario ha la funzione di difendere l'organismo dalle infezioni di virus, batteri e funghi che altrimenti si replicherebbero fino a esaurire le risorse dell'ospite. Quando un soggetto allergico (atopico) viene a contatto con un allergene, il sistema immunitario identifica l'allergene come un "invasore" e reagisce mediante la produzione di grandi quantità di anticorpi specifici, chiamati immunoglobuline (IgE).Una volta che il sistema immunitario si è sensibilizzato, i successivi contatti con l'allergene possono indurre risposte avverse di tipo e gravità differente, quali: irritazione delle mucose (occhi, naso, gola, bronchi), starnuti, rinite, eczema, asma e perfino shock anafilattici dalle conseguenze a volte letali.Gli allergeni possono essere inalati, ingeriti o semplicemente toccati, possono essere di tipo organico e inorganico, naturalmente presenti nell'ambiente o di origine antropica (sostanze chimiche, sostanze vegetali, alimenti, farmaci, metalli, ecc.).Tanto più è elevata la concentrazione della sostanza allergizzante, la frequenza di esposizione e la durata, tanto più è alto il rischio di sensibilizzazione e di reazioni cliniche importanti.I più comuni allergeni di natura biologica sono pollini, muffe, insetti, peli e altri derivati animali, acari.   Pollini I pollini sono le cellule riproduttive maschili che vengono trasportate da vento, insetti e animali per fecondare l'apparato riproduttore femminile di un'altra pianta della stessa specie. Contengono alcune sostanze, dette antigeni, capaci di "sensibilizzare" soggetti geneticamente predisposti. I granuli di polline hanno dimensioni microscopiche, comprese tra 15 e 200 µm.Le piante di maggiore interesse allergologico sono quelle a impollinazione anemofila, il cui polline può essere trasportato dalle masse d'aria a distanze anche notevoli a seconda delle condizioni meteorologiche. I pollini che più frequentemente sono causa di allergia sono prodotti da Graminacee, Composite (artemisia e ambrosia), Urticacee (parietaria), Betulacee, Oleacee (ulivo), Fagacee, Cupressacee (cipresso, ginepro e tuia).Poiché i pollini hanno una loro stagionalità secondo la specie di pianta da cui derivano, anche le manifestazioni cliniche si presentano con periodicità stagionale quando la concentrazione dei pollini nell'aria supera una certa soglia. Inoltre, la distribuzione e la concentrazione delle diverse specie polliniche variano con la geografia, la temperatura e il clima, anche con notevoli differenze regionali.Quando gli antigeni dei pollini raggiungono le mucose dei cosiddetti "organi bersaglio" (occhi, naso e bronchi), possono scatenare una serie di reazioni (congiuntivite, rinite, tosse, dispnea, asma bronchiale).L'esposizione professionale ai pollini riguarda in particolare alcune attività lavorative effettuate in ambienti esterni (ad esempio agricoltori, guardaparco, forestali, operatori ecologici, ecc.), tuttavia, i pollini possono anche penetrare come inquinanti negli ambienti chiusi o indoor; l'entità dell'esposizione in questo caso è comunque correlata al tipo di ambiente esterno (rurale, industriale, urbano).L’asma bronchiale causato da pollini viene riconosciuto come malattia professionale in associazione alle lavorazioni agricole (d.p.r. 1124/65 e s.m.i.) implicate nella coltivazione di Oleacee, Graminacee e Composite (prevalentemente cereali, ulivo e girasole).   Muffe Le muffe sono funghi pluricellulari caratterizzati dalla presenza di "filamenti" ramificati che conferiscono loro il tipico aspetto "spugnoso" o "lanuginoso". Durante lo sviluppo producono spore, particelle sferiche di piccole dimensioni, che si disperdono nell'aria e costituiscono la parte finale del loro ciclo riproduttivo.Colonizzano ambienti  umidi dove sono presenti sostanze organiche; si sviluppano facilmente sui muri, sulle sostanze vegetali, sugli alimenti e negli impianti di climatizzazione. Questi ultimi possono divenire serbatoi di contaminazione immettendo negli ambienti condizionati le spore disperse nell'aria climatizzata. I luoghi di lavoro in cui si riscontrano più frequentemente sono: caseifici, cartiere, silos, cantine, magazzini, forni, pastifici, fabbriche di birra, stalle, serre e falegnamerie.L'inalazione di spore o componenti volatili di funghi filamentosi può provocare induzione di ipersensibilità, tossicità correlata ai prodotti metabolici e vere e proprie manifestazioni allergiche: allergie di tipo I come asma e riniti (allergia di tipo immediato alle spore fungine inalate); allergie di tipo I e III, legate a una ipersensibilità di tipo misto, immediata e semiritardata, come l'aspergillosi broncopolmonare allergica (ABPA); allergie di tipo III come l'alveolite allergica estrinseca (EAA) o la Pneumopatia d'ipersensibilità (HI') (malattia del polmone dell'agricoltore). Tra le muffe più allergizzanti vanno ricordati i generi Aspergillus, Alternaria, Cladosporium, Penicillium, Fusarium; questi funghi sono presenti sia nell'aria esterna che nell'aria degli ambienti chiusi.   Insetti Tra gli artropodi, oltre agli acari anche gli insetti possono essere importanti fonti di allergeni, che possono provocare reazioni allergiche anche gravi. ImenotteriIl veleno prodotto da alcuni imenotteri (api, vespe e calabroni) contiene molecole che possono provocare una rapida risposta allergica in soggetti sensibili. I sintomi variano da una lieve reazione locale che tende a guarire spontaneamente, a reazioni più estese che coinvolgono altre parti del corpo (glottide, vie respiratorie, apparato gastrointestinale).In soggetti precedentemente sensibilizzati, si può addirittura verificare uno shock anafilattico caratterizzato da liberazione di grandi quantità di istamina, caduta della pressione arteriosa, tachicardia, sudorazione, difficoltà respiratorie, gonfiore delle vie aree superiori e collasso circolatorio. In alcuni casi, qualora non si intervenga tempestivamente, l'esito può essere letale.Le punture degli imenotteri sono episodi piuttosto frequenti tra i lavoratori che operano all'aperto (ad esempio apicoltori, agricoltori, forestali e operai edili). Il soggetto che ha avuto una reazione allergica dopo la puntura di un imenottero, dovrebbe sottoporsi a test cutanei o sierologici per individuare l'insetto il cui veleno ha provocato la reazione e iniziare una terapia immunologica.Per i soggetti allergici al veleno degli imenotteri dovrebbe essere predisposto un kit di emergenza che includa adrenalina auto-iniettabile, cortisone e antistaminici. BlatteLe blatte o scarafaggi sono insetti ad attività prevalentemente notturna che vivono al buio in ambienti caldo umidi; infestano panifici, case e magazzini, provocando gravi danni alla farina e ad altre derrate. In Italia, le specie più comunemente riscontrate negli ambienti indoor sono Blattella germanica, segnalata spesso in ambienti domestici; Periplaneta americana, che privilegia grandi magazzini e depositi di derrate e Blatta orientalis, frequentemente riscontrata in luoghi più freschi, come gli scantinati.Oltre ad essere un potenziale veicolo di agenti infettivi, possono avere effetti allergizzanti e causare asma bronchiale.Gli allergeni più comuni sono Bla g 1 e Bla g 2.Gli allergeni della Blattella germanica sono trasportati nell'aria su particelle maggiori o uguali a 10 μm di diametro e hanno la caratteristica di sedimentare rapidamente sulle superfici.   Peli e altri derivati animali Gli animali domestici o piccoli mammiferi utilizzati negli stabulari sono importanti fonti di allergeni, associati essenzialmente a peli, forfora, saliva e urine.  Gli animali domestici Tra gli animali domestici, il gatto induce sensibilizzazione allergica con una frequenza maggiore rispetto al cane. Uno dei più potenti allergeni indoor è infatti l'allergene del gatto (Felis domesticus) Fel d 1, contenuto soprattutto in peli e forfora. Desquamandosi e leccandosi, il gatto è in grado di disseminare un'enorme quantità di allergeni nell'ambiente in cui vive.L'allergene del gatto è associato a particelle molto piccole (generalmente meno di 5 μm di diametro), permane a lungo nell'ambiente e, attaccandosi ai vestiti, può essere trasportato facilmente dall'ambiente domestico a quello di lavoro. Anche quando il gatto non è più presente nell'ambiente, l'allergene può permanere per 4 o 6 settimane.Se in un ambiente di lavoro indoor, ad esempio un ufficio, è presente un proprietario di gatto, si possono rilevare elevati livelli di allergeni in grado di provocare crisi asmatiche in eventuali soggetti allergici. Fel d 1 si accumula soprattutto su moquette, tappeti, poltrone in tessuto, letti, ma anche sulle superfici delle pareti domestiche.Essendo di dimensioni piccolissime, le particelle contenenti Fel d1 sono in grado di penetrare anche nelle vie aeree inferiori, inducendo, nei soggetti sensibilizzati, uno stato di iperreattività bronchiale con asma anche di tipo cronico.  Piccoli roditori I piccoli roditori usati negli stabulari (porcellini d'India, criceti, topi) possono essere responsabili di allergie che interessano le vie respiratorie, gli occhi, la cute. Nelle forme più gravi si possono verificare asma bronchiale o shock anafilattico. Acari Gli acari sono piccoli artropodi dalle dimensioni dell'ordine di poche centinaia di μm (200-300 μm), il cui corpo e feci contengono sostanze proteiche dall'effetto allergizzante a carico dell'apparato respiratorio (rinite, asma) e, più raramente, delle mucose (congiuntivite) e della cute (dermatite).Prediligono ambienti con elevata umidità (tra il 60 e l'80%), temperatura moderata (tra i 15 e i 30°C) e disponibilità di nutrimento (prodotti della desquamazione della pelle, residui di cibo, funghi ecc).I tipici habitat degli acari sono la polvere domestica (materassi, abiti, piume, tappeti, moquette) e le derrate alimentari.Generalmente si sviluppano dalla primavera all'autunno ma, nelle case umide e calde, sopravvivono benissimo anche nei mesi più freddi.Gli acari della polvere sono numerosi nelle abitazioni e negli ambienti indoor in genere (ad esempio scuole, uffici, alberghi), le specie più rappresentate sono: Dermatophagoides pteronynissinus, Dermatophagoides farinae, Glycyphagus domesticus e Euroglyphus maynei.Gli acari delle derrate sono, invece, più diffusi in ambienti dove sono conservati generi alimentari come per esempio caseifici, silos, magazzini, panifici, forni. Tipici acari delle derrate alimentari sono: Acarus siro, Tyrophagus putrescentiae, Dermatophagoides farinae. Fonte:Inail

  • Valutazione del rischio Agenti Biologici

    Il datore di lavoro è tenuto a valutare il rischio per la salute dei lavoratori derivante dall'esposizione, anche potenziale, agli agenti biologici deliberatamente o occasionalmente presenti nell'ambiente di lavoro. Questa sezione fornisce indicazioni di tipo generale e, laddove disponibili, specifiche per particolari ambienti di lavoro che possono essere d'aiuto nella fase di valutazione del rischio biologico.Per stimare l'entità del rischio da esposizione ad agenti biologici, nel processo di valutazione è necessario: identificare i pericoli anche potenziali stimare la gravità delle conseguenze derivanti dall'esposizione a tali pericoli identificare e quantificare i soggetti esposti misurare l'entità di tale esposizione. La valutazione del rischio biologico presenta tuttavia aspetti di incertezza notevoli, legati principalmente alla grande varietà di agenti da valutare, molti dei quali caratterizzati da complesse interazioni interspecifiche e ambientali che possono favorirne o limitarne la proliferazione, e alla diversa risposta di ciascun individuo all'esposizione.Riguardo quest'ultimo punto, infatti, la valutazione del rischio deve tenere conto di tutti i lavoratori anche quelli temporanenamente o stabilmente più sensibili, quali ad esempio coloro che presentano una diminuzione delle difese immunitarie o le donne in gravidanza. Sarebbe molto utile, in fase di analisi dei rischi, conoscere: la modalità di interazione microrganismo-ospite il ciclo complessivo dell'infezione eventuali fattori favorenti l'infezione o in grado di aumentare la patogenicità la misura esatta della dose. Tali informazioni, però, non sempre sono disponibili; la stima dell'esposizione, per esempio, valutabile attraverso la misura della contaminazione ambientale, presenta notevoli aspetti di incertezza: mancano metodiche di monitoraggio standardizzate, i dati sono spesso dispersi e non esistono valori limite di esposizione affidabili e definiti.Inoltre, per la maggior parte degli agenti biologici non sono note le relazioni dose - effetto e dunque non si possono "definire" dosi utilizzabili come valori limite di esposizione. Ai fini preventivi, è comunemente adottato l'assunto conservativo secondo il quale non esiste una soglia di infettività, cioè è sufficiente anche un solo microrganismo a provocare l'infezione (Dose Minima Infettante, DI0 = 1) e, quando questa condizione è abbinata ad una elevata patogenicità (capacità di indurre una malattia in seguito ad infezione), trasmissibilità (capacità di essere trasmesso da un soggetto portatore ad un soggetto non infetto) e limitata neutralizzabilità (disponibilità di misure profilattiche o terapeutiche), l'unico intervento efficace per la prevenzione del rischio risulta l'eliminazione dell'esposizione.Al termine del processo di valutazione del rischio il datore di lavoro è tenuto a predisporre gli interventi necessari alla riduzione, o eliminazione laddove possibile, dell'esposizione agli agenti biologici pericolosi e ad adottare le misure di prevenzione e protezione più idonee, commisurate all'entità del rischio. ALGORITMO DI VALUTAZIONE DEL RISCHIO BIOLOGICO INAIL Applicativo Per La Valutazione Del Rischio Biologico Mediante Metodologia Inail E Tabelle Agenti Biologici Aggiornate Al 2022 Lo strumento è rivolto ai datori di lavoro e ai servizi di prevenzione e protezione che operano negli ambulatori Inail e in contesti lavorativi analoghi. Finalità dell’applicativoLe attività svolte nei servizi sanitari (ospedali, ambulatori, studi dentistici, servizi di assistenza) rientrano tra quelle che possono comportare un notevole rischio di esposizione ad agenti biologici.Tuttavia, malgrado l'ampia diffusione – sia a livello nazionale che internazionale – di linee guida, buone prassi e indicazioni operative, l’assenza di uno standard di riferimento ha generato notevoli difformità di valutazione e l’impossibilità di comparazione di risultati.Attraverso lo strumento, si fornisce un software per l'applicazione di un percorso metodologico uniforme di valutazione del rischio occupazionale, consentendo ai datori di lavoro e ai servizi di prevenzione e protezione di individuare e di pianificare gli interventi migliorativi da attuare e la loro scala di priorità. Struttura dell’applicativo L’algoritmo è strutturato in sezioni, per ognuna delle quali è prevista la compilazione di tabelle sulla base delle informazioni e dei dati relativi ad ambienti, attività e procedure di lavoro, aventi rilevanza ai fini dell'analisi delle fonti di pericolo biologico nel contesto lavorativo vigente.Una volta inseriti i dati, lo strumento calcola in automatico il livello di rischio associato allo svolgimento della mansione lavorativa in esame. La valutazione del rischio biologico, ai sensi del D.Lgs. n. 81/2008 e s.m.i., costituisce un preciso obbligo di legge per tutte le attività.Le attività svolte nei servizi sanitari (ospedali, ambulatori, studi dentistici, servizi di assistenza) rientrano tra quelle che possono comportare la presenza di agenti biologici (All. XLIV). In esse, l'operatore sanitario è costantemente esposto al contatto con fluidi biologici, aerosol respiratori, materiali o strumenti dedicati a pratiche mediche o chirurgiche potenzialmente contaminati. Il rischio biologico può, dunque, considerarsi intrinseco allo svolgimento di tali attività.Nonostante l'ampia diffusione e disponibilità, sia a livello nazionale che internazionale, di linee guida, buone prassi, indicazioni operative etc. per il controllo del rischio di esposizione ad agenti biologici negli ambienti sanitari, al momento non si dispone di una metodologia di riferimento per la valutazione del rischio biologico. La mancanza di uno standard genera, di conseguenza, notevoli difformità di valutazione e non consente la comparabilità dei risultati ottenuti. In tema di rischio biologico occupazionale la Consulenza Tecnica Accertamento Rischi e Prevenzione (CONTARP) dell'INAIL ha maturato diverse esperienze nate dalla necessità di uniformare, all'interno dell'Istituto, sul territorio nazionale, le metodologie e le procedure di accertamento del rischio biologico.Nel 2010 INAIL Direzione Regionale Liguria, in collaborazione con ARPA Liguria, ha messo a punto un algoritmo per la valutazione preliminare di tale rischio nei laboratori "non sanitari". A seguito di tale esperienza, INAIL ha definito un percorso metodologico di valutazione del rischio biologico applicabile ai suoi ambulatori "Prime Cure" , quale strumento operativo utile ai Datori di Lavoro e ai Servizi di Prevenzione e Protezione che operano sia negli ambulatori INAIL che in contesti lavorativi analoghi.La metodologia proposta fa riferimento al metodo "a matrice" in cui, come noto, il rischio viene valutato in funzione della probabilità di accadimento e del danno che ne può conseguire, che dipende dalle caratteristiche intrinseche del pericolo. Dopo aver individuato le mansioni che operano nel contesto lavorativo in esame, si procede alla raccolta delle informazioni necessarie ad attribuire valori numerici ai coefficienti di cui si compone l'algoritmo, per il calcolo della Probabilità e del Danno, di cui si compone il Rischio. Il percorso metodologico proposto si sviluppa attraverso tre fasi successive:raccolta sistematica e organizzata di dati, relativi ad ambienti, attività e procedure di lavoro, aventi rilevanza ai fini dell'analisi delle fonti di pericolo nel contesto lavorativo vigente;inserimento dei dati nell'algoritmo di valutazione del rischio;individuazione e pianificazione degli interventi migliorativi da attuare. Poiché normalmente all'interno di una stessa area di lavoro o dello stesso reparto possono operare mansioni diverse, la funzione "Chiudi libretto" consente di raggruppare in un unico file di stampa il calcolo dei livelli di Rischio di tutte le mansioni inserite in successione nella Tabella dei questionari compilati.   D - DANNOIndividuare gli agenti biologici potenzialmente presenti nell'attività ambulatoriale facendo riferimento ai dati di bibliografia per lo specifico settore lavorativo. Il registro infortuni, la sorveglianza sanitaria, la pratica e l'esperienza di lavoro dei lavoratori rappresentano inoltre importanti fonti di informazione di cui avvalersi per caratterizzare le potenziali tipologie di pericolo presenti.Una volta individuati i potenziali pericoli biologici, per la quantificazione del danno far riferimento al gruppo di appartenenza di questi ultimi, secondo la classificazione del rischio infettivo di cui all'allegato XLVI del D.Lgs. n.81/2008 e s.m.i.: il danno viene quantificato come pari al gruppo più alto tra quelli possibili individuati.In caso di agenti biologici non contemplati dall'allegato al Decreto, come ad esempio nuovi patogeni o ceppi patogeni di agenti biologici precedentemente ritenuti non patogeni, l'attribuzione del valore al "danno" si dovrà attenere ai criteri di classificazione (pericolosità) previsti dal Decreto stesso.P - PROBABILITÀC - Contaminazione presuntaIl grado di contaminazione presunta esprime idealmente la carica microbica totale che si potrebbe rilevare sulla fonte di rischio. Valutare in base a dati bibliografici o all'esperienza lavorativa. FATTORI LEGATI ALL'ORGANIZZAZIONE DEL LAVOROF1 - AffluenzaLe fonti di rischio biologico per gli operatori ambulatoriali sono diversificate ma essenzialmente correlate all'affluenza dei pazienti che accedono agli ambulatori per effettuare una visita, valutabile su base settimanale.F2 - FrequenzaLa frequenza dei possibili contatti con pericoli biologici è correlata al tipo di visita/esame che viene effettuata durante una visita in ambulatorio, considerando come attività "a rischio biologico" la rimozione di punti di sutura, l'effettuazione di piccoli interventi chirurgici ed altre pratiche mediche in cui si può venire a contatto con sangue o altri fluidi biologici.F3 - Caratteristiche strutturaliLe attività ambulatoriali che non comportano utilizzo deliberato di agenti biologici devono essere svolte in ambienti che garantiscano comunque una buona efficacia sull'interruzione delle vie di trasmissione degli agenti biologici. Le caratteristiche ritenute utili, derivate anche dai livelli di contenimento previsti dal D.Lgs. n. 81/2008 e s.m.i., sono elencate nella tabella seguente. F4 - Procedure operativeUna procedura/istruzione formalizzata e diffusa a tutto il personale costituisce la miglior forma di gestione del rischio e garantisce la massima possibilità di attuazione di comportamenti e pratiche corretti e sono infatti universalmente riconosciute quale valido aiuto alla corretta gestione del rischio, anche biologico. Per il contenimento del rischio, si considera come elemento positivo anche la sola attuazione delle procedure, indipendentemente dall'essere state formalizzate e diffuse. Nella tabella seguente sono elencati gli argomenti che dovrebbero affrontare. Per procedere alla quantificazione di F4 attribuire ad ognuna della voci riportate nella tabella il valore 1 se la procedura in esame è presente e formalizzata, 0,5 se è solo attuata, 0 se manca del tutto F5 - DPILa tabella riporta le tipologie di Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) necessarie in funzione delle attività svolte; per ciascuna mansione valutare la disponibilità e l'effettivo utilizzo dei DPI necessari. F6 - FormazioneLa formazione sul rischio biologico deve essere effettuata nei confronti di tutti i lavoratori esposti, come indicato nel D.Lgs. n. 81/2008 e s.m.i.. Il programma di formazione, oltre alle informazioni utili alla conoscenza dei possibili patogeni con cui si può entrare in contatto, delle modalità di trasmissione e del rischio di esposizione correlato, deve comprendere anche le procedure ed i sistemi di prevenzione e protezione, i DPC e i DPI adottati, le corrette modalità di gestione dei rifiuti a rischio biologico e, infine, le procedure da applicare in caso d'emergenza. La formazione è ritenuta "adeguata" se offerta in fase iniziale di lavoro (in occasione di assunzione, cambio mansione, introduzione nuovi rischi) e come aggiornamento periodico, da compiere almeno ogni 5 anni, come previsto dal D.Lgs. n. 81/2008 e s.m.i.. Il livello di rischio R associato alla mansione in esame è pari al valore più alto calcolato per ogni fonte di rischio.Abbiamo realizzato per gli iscritti alla nostra newsletter professional un semplice applicativo excel aggiornato al 2017 con tabella agenti biologici aggiornato al 2022  Maggioni info

  • Monitoraggio microbiologico ambientale

    Il monitoraggio microbiologico ambientale ha lo scopo di stimare la contaminazione ambientale aerodispersa e delle superfici. La concentrazione microbica aerodispersa è un indice della qualità dell'aria nell'ambiente mentre la contaminazione delle superfici può essere indicativa dell'efficacia delle procedure di pulizia e sanificazione.Il monitoraggio microbiologico ambientale può essere eseguito analizzando diversi substrati: aria, superfici di lavoro, acqua o altro (materiali, strumenti, indumenti, ecc.).Il campionamento si differenzia in base al tipo di metodica adottata e di campionatore utilizzato. Per la valutazione dell'esposizione negli ambienti di lavoro, generalmente, si effettua un campionamento attivo e uno passivo dell'aria e un campionamento sulle superfici di lavoro.Nel caso di attività lavorative che comportano uso deliberato di agenti biologici (ossia nelle quali gli agenti biologici fanno parte del ciclo produttivo, per esempio industrie farmaceutiche) si procederà al monitoraggio degli specifici agenti, mediante tecniche che ne consentano il rilevamento in aria e sulle superfici; tale monitoraggio consentirà la verifica dell'efficacia delle misure di contenimento adottate e la correttezza delle procedure operative messe in atto al fine di eliminare o ridurre al minimo l'esposizione dei lavoratori.Per gli ambienti di lavoro indoor nei quali la presenza di agenti potenzialmente patogeni può essere considerata accidentale, la valutazione della carica microbica totale (funghi e batteri) è usualmente sufficiente, anche se dovrà essere valutato, per ciascun caso specifico, il tipo di monitoraggio da effettuare.Per attività lavorative nelle quali il rischio connesso alla presenza di agenti biologici è di natura allergica oltre che infettiva, è consigliabile affiancare ai campionamenti microbiologici anche la caratterizzazione e la quantificazione degli allergeni eventualmente presenti. Monitoraggio allergeni indoor Il campionamento Gli allergeni possono rimanere in aria per periodi di tempo variabili; quelli di acari e blatte tendono a depositarsi velocemente mentre quelli di gatto o cane rimangono sospesi in aria più a lungo.Generalmente il monitoraggio ambientale viene effettuato mediante la raccolta della polvere sedimentata. È stata infatti dimostrata una correlazione tra la concentrazione degli allergeni nella polvere e la sensibilizzazione di soggetti predisposti.L'eventuale determinazione della concentrazione di aerospore e la loro identificazione può essere effettuata mediante metodi di cattura quantitativa attraverso un captaspore o mediante esposizione di piastre contenenti terreni colturali. I punti critici da monitorare in un ambiente indoor non industriale sono quelli relativi alla postazione di lavoro e quelli in cui la polvere sedimenta maggiormente: pavimento, scrivania, poltrone, moquette, librerie, scaffali di archivi.La quantità minima di polvere per poter effettuare l'analisi è di circa 50 mg, ma se si vuole valutare l'efficacia di un trattamento contro gli acari o altri allergeni monitorandola nel tempo, è anche necessario standardizzare la superficie da campionare (1-3 m2) e i tempi di prelievo (1 o 2 minuti).  La nomenclatura degli allergeni Gli allergeni relativi a microrganismi od organismi viventi sono generalmente denominati secondo la nomenclatura raccomandata dall'OMS: le prime tre lettere indicano il genere della specie animale o vegetale (ossia il "primo nome") che ne costituisce la sorgente; la quarta lettera indica l'iniziale del nome della specie (ossia il "secondo nome"); segue uno spazio e un numero, che indica l'ordine cronologico della purificazione dell'allergene in questione. Ad esempio, il primo allergene purificato dell'acaro appartenente alla specie Dermatophagoides pteronyssinus è stato denominato "Der p 1".Denominazione di alcuni tra i più comuni allergeni indoor AllergeneFonte dell'allergente Acari   Der p 1, Der p 2 Dermatophagoides pteronyssinus Der f 1, Der f 2 Dermatophagoides farinae Animali   Fel d 1 Felis domesticus (gatto) Can f 1 Canis familiaris (cane) Mus m 1 Mus musculus (topo) Rat n 1 Rattus norvegicus (ratto) Insetti   Bla g 1 e Bla g 2 Blattella germanica (scarafaggio) Muffe   Alt a 1 Alternaria alternata Asp f 1 Aspergillus fumigatus SCX Stachybotrys chartarum Pollini   AM 1 Ambrosia artemisiifolia   Analisi degli allergeni L'analisi dei campioni prelevati è generalmente effettuata con metodi immunoenzimatici che impiegano anticorpi monoclonali per alcuni dei più comuni allergeni. Oggi esistono anche metodiche che consentono di misurare contemporaneamente alcuni dei più importanti allergeni indoor quali: Der p 1, Der f 1, Mite Group 2, Fel d 1, Can f 1, Bla g 2, Asp f 1, Alt a 1.Al termine dell'analisi, si ottengono indici di esposizione esprimibili in termini di μg di allergene per grammo di polvere (μg/g). Sebbene non esistano dei veri e propri livelli soglia relativi alla dose minima di allergene in grado di indurre sensibilizzazione, sono stati proposti alcuni valori critici, riportati nella tabella seguente.  Indici di riferimento per gli allergeni indoor Fonte allergene Valore critico Rischio per la salute umana Acari Der p 1, Der f 1 2 μg/ g di polvere Sviluppo sensibilizzazione Der p 1, Der f 1 10 μg/ g di polvere Scatenamento attacchi acuti di asma Gatti Fel d 1 2-8 μg/ g di polvere Sviluppo sensibilizzazione   10 μg/ g di polvere Scatenamento attacchi acuti di asma Monitoraggio microbiologico ambientale Il monitoraggio microbiologico viene generalmente eseguito per valutare la concentrazione microbica nell'aria e sulle superfici negli ambienti di lavoro (materiali, strumenti, apparecchiature, indumenti).Nel caso di attività lavorative che comportano un uso deliberato di agenti biologici (cioè quando gli agenti biologici sono oggetto della stessa attività), si procede al monitoraggio di tali agenti mediante tecniche che ne consentano lo specifico rilevamento nell'aria e sulle superfici; tale monitoraggio consente anche la verifica dell'efficacia delle misure di contenimento intraprese e della correttezza delle procedure messe in atto al fine di eliminare o ridurre al minimo l'esposizione.Per le attività nelle quali, invece, non si fa uso deliberato di microrganismi (ossia si ha un'esposizione potenziale), è utile l'applicazione di indici di contaminazione ambientale che consentono di valutare la salubrità dell'ambiente di lavoro.La scelta del tipo di campionamento e delle matrici da analizzare richiede un attento studio preliminare dei tipi di microrganismi presumibilmente presenti in funzione delle attività lavorative svolte e delle possibili vie di diffusione e di infezione.  Quantificazione dei microrganismi aerodispersi Il monitoraggio degli agenti biologici aerodispersi può essere di tipo attivo (più utilizzato) o passivo, ed essere finalizzato ad una valutazione quantitativa e/o qualitativa. Nell'analisi quantitativa si stima la quantità totale di microrganismi presenti in volumi noti di aria mentre in quella qualitativa si effettua la ricerca di specifici agenti biologici mediante metodi colturali e analitici mirati.In entrambi i tipi di monitoraggio, i microrganismi presenti in volumi rappresentativi di aria sono raccolti su appositi terreni di coltura e incubati alle opportune condizioni di sviluppo (temperatura e tempo), allo scopo di consentire la formazione di colonie visibili a occhio nudo.Poiché ogni colonia è teoricamente ascrivibile ad un unico microrganismo originario, il numero delle colonie cresciute sui terreni di coltura (indicate come Unità Formanti Colonia, UFC) è sommariamente rapportabile al numero di microrganismi vitali presenti nel campione di aria; il dato è poi rapportato al volume di 1 m3 d'aria.I parametri microbiologici di base comunemente valutatii sono i seguenti: carica batterica totale psicrofila: indicatore della contaminazione batterica ambientale, in quanto i batteri psicrofili hanno una temperatura di accrescimento ottimale intorno ai 25°C (range 15°-30°C) e vivono a spese della sostanza organica in decomposizione nel suolo, sui vegetali e in genere negli ambienti umidi; carica batterica totale mesofila: indicatore della contaminazione di origine umana e animale; la flora mesofila ha una temperatura ottimale di accrescimento intorno ai 37°C (range 25°-40°C) e include molti dei patogeni convenzionali; carica fungina totale (muffe e lieviti): indicatore ambientale spesso correlato alla presenza di elevata umidità e polverosità, ridotta ventilazione e scarsa qualità dell'aria. Alcune muffe possono essere responsabili di patologie infettive, di reazioni di ipersensibilità, reazioni allergiche e intossicazioni. Oltre ai parametri di base, si può procedere alla rilevazione di specifiche categorie microbiche come: Staphylococcus spp., indice di contaminazione antropica, coliformi ed enterococchi, indici di contaminazione fecale, Legionella pneumophila nell'acqua degli impianti di climatizzazione e degli impianti idrici.  Misura della contaminazione biologica di superficie La valutazione della contaminazione microbiologica delle superfici è utilizzata soprattutto per verificare l'efficacia delle procedure di pulizia, dei sistemi di decontaminazione e per accertare l'assenza di dispersioni di agenti biologici al di fuori delle aree di contenimento previste. Oggetto di valutazione possono essere sia le superfici dei piani di lavoro che quelle di utensili, apparecchiature o indumenti.  Indici di riferimento della qualità dell'aria La normativa non fornisce valori di carica microbica a cui far riferimento per valutare la qualità dell'aria degli ambienti di lavoro. Esclusi determinati ambienti (per esempio le sale operatorie) per i quali sono stati proposti valori guida cui attenersi, per la maggior parte degli ambienti di vita e di lavoro, è possibile soltanto confrontare i valori ottenuti dal monitoraggio ambientale con parametri consigliati o valori di fondo.   Valori di carica batterica e valutazione della qualità dell'aria (European Collaborative Action, 1993) Categoria di inquinamento microbatteriologico (batteri)Case (UFC/m3)Ambienti non industriali (UFC/m3 Molto bassa < 100 < 50 Bassa < 500 < 100 Intermedia < 2500 < 500 Alta < 10000 < 2000 Molto alta > 10000 > 2000   Valori di carica fungina e valutazione della qualità dell'aria (European Collaborative Action, 1993) Categoria di inquinamento microbatteriologico (funghi)Case (UFC/m3)Ambienti non industriali (UFC/m3 Molto bassa < 50 < 25 Bassa < 200 < 100 Intermedia < 1000 < 500 Alta < 10000 < 2000 Molto alta > 10000 > 2000 In Italia, Dacarro e collaboratori hanno proposto un tipo di approccio che si avvale dell'utilizzo di particolari "indici di contaminazione microbiologica". L'indice globale di contaminazione, IGCM, indica la misura complessiva dell'inquinamento microbico ambientale:IGCM = UFC/batteri(37°C) + UFC/batteri(20°C) + UFC/miceti(20°C)L'indice di contaminazione da batteri mesofili, ICM, consente di valutare il contributo all'inquinamento da parte dei batteri di origine umana e animale, tra i quali possono essere presenti specie potenzialmente patogene:ICM = UFCbat(37°C) / UFCbat(20°C)L'indice di amplificazione, IA, permette di analizzare le differenze tra i livelli di contaminazione esterna ed interna, conseguenti alla attività lavorativa svolta (personale, macchine, materiali):IA = IGCM(int) / IGCM(est) Fonte:Inail

  • Dispositivi di protezione individuale da agenti biologici

    I Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) sono attrezzature utilizzate allo scopo di tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori (guanti, occhiali, visiere, maschere facciali filtranti, scarpe, ecc.). Il loro utilizzo è raccomandato quando, nonostante l'applicazione delle misure di prevenzione e protezione collettive, i rischi cosiddetti "residui" non sono eliminati o ridotti a livelli accettabili e devono essere ulteriormente contenuti.Gli indumenti da lavoro d'altra parte, non sono DPI (tute, camici, ecc.) e non proteggono il lavoratore dai rischi specifici, servono per lo più ad evitare di sporcare o contaminare gli abiti civili e devono essere tolti quando il lavoratore abbandona l'area di lavoro, riposti separatamente dai normali indumenti e, se necessario, disinfettati, puliti o sostituti.Il Regolamento (UE) 2016/425 definisce tre categorie di rischio da cui i DPI sono destinati a proteggere l’utilizzatore: I categoria – rischi minimi  - lesioni meccaniche superficiali,  - contatto con prodotti per la pulizia poco aggressivi o prolungato con acqua,  - contatto con superfici calde la cui temperatura non sia superiore a 50°,  - lesioni oculari dovute all'esposizione alla luce del sole  - fenomeni atmosferici non estremi. II categoria - rischi che non rientrano nelle altre due categorie III categoria - rischi che possono causare conseguenze molto gravi quali morte o danni alla salute irreversibili, a causa di:  - sostanze e miscele pericolose per la salute  - atmosfere con carenza di ossigeno  - agenti biologici nocivi  - radiazioni ionizzanti  - ambienti ad alta temperatura aventi effetti comparabili a quelli di una temperatura    dell'aria di almeno 100 °C  - ambienti a bassa temperatura aventi effetti comparabili a quelli di una temperatura    dell'aria di – 50 °C o inferiore  - cadute dall'alto  - scosse elettriche e lavoro sotto tensione  - annegamento  - tagli da seghe a catena portatili  - getti ad alta pressione  - ferite da proiettile o da coltello  - rumore nocivo Il contatto con gli agenti biologici può avvenire in vari modi: attraverso la pelle, le mucose, le vie aeree, l'ingestione accidentale o per via parenterale anche tramite morsi, graffi e punture di insetti.È necessario quindi, utilizzare i DPI specifici più idonei a prevenire le diverse modalità di infezione: protezione del corpo protezione delle mani protezione degli occhi protezione delle vie respiratorie Fonte:Ianil

  • LINEE GUIDA TECNICHE ILO 2022 SUI PERICOLI BIOLOGICI

    Nuove Linee Guida Sulla Gestione  E Applicazione Della Gerarchia Dei Controlli Dei Pericoli Biologici Sul Posto Di Lavoro E Valutazioni Del Rischio   GINEVRA (ILO News) – Esperti dei governi e delle organizzazioni dei datori di lavoro e dei lavoratori riunione presso l'Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) hanno adottato linee guida per la gestione dei pericoli biologici nell'ambiente di lavoro.Gli orientamenti tripartiti adottati sono i primi per questo tipo di rischio. Forniscono consulenza specifica, in linea con le norme internazionali del lavoro, sulla prevenzione e il controllo degli infortuni sul lavoro, delle malattie e dei decessi correlati all'esposizione a rischi biologici nell'ambiente di lavoro.  Ciò include domande relative alle responsabilità e ai diritti delle autorità competenti, dei datori di lavoro, dei servizi di medicina del lavoro e dei lavoratori, alla gestione dei rischi sul luogo di lavoro, alla sorveglianza sanitaria dei lavoratori e alla preparazione e risposta alle emergenze.L'incontro di cinque giorni , che si è svolto a Ginevra dal 20 al 24 giugno 2022, ha discusso le implicazioni dell'esposizione ai rischi biologici nei luoghi di lavoro e il modo migliore per formulare politiche e misure nazionali e sul luogo di lavoro per prevenire e mitigare i relativi problemi di salute.Le linee guida definiscono un pericolo biologico come qualsiasi microrganismo, cellula o altro materiale organico che può essere di origine vegetale, animale o umana, compresi quelli che sono stati geneticamente modificati e che possono causare danni alla salute umana.  Le linee guida tecniche sui pericoli biologici si applicano a tutti i lavoratori di tutti i settori dell'attività economica.  L'obiettivo degli orientamenti è fornire consulenza ai governi, ai datori di lavoro, ai lavoratori e ai loro rappresentanti su ciò che dovrebbe essere fatto per prevenire e controllare gli infortuni sul lavoro, le malattie, le malattie e i decessi legati all'esposizione a pericoli biologici nell'ambiente di lavoro.Ai fini delle presenti linee guida, per pericolo biologico si intende qualsiasi microrganismo, cellula o altro materiale organico che può essere di origine vegetale, animale o umana, compresi quelli che sono stati geneticamente modificati e che possono causare danni alla salute umana.Ciò può includere, ma non è limitato a batteri, virus, parassiti, funghi, muffe, prioni, materiali del DNA, fluidi corporei e qualsiasi altro microrganismo e i loro allergeni e tossine associati.  Obblighi generali responsabilità, doveri e dirittiLa prevenzione degli infortuni o delle lesioni alla salute derivanti da, connessi o verificatisi nel corso del lavoro a causa dell'esposizione a pericoli biologici dovrebbe essere la preoccupazione di tutti coloro che sono coinvolti nella progettazione, nell'organizzazione e nell'esecuzione di qualsiasi lavoro che comporti rischi biologici e di tutti coloro che sono coinvolti nella fabbricazione, importazione, esportazione, manipolazione e trattamento dei rifiuti, così come tutti coloro che si occupano della tutela della salute dei lavoratori.Il controllo dei pericoli biologici sul luogo di lavoro dovrebbe essere organizzato conformemente ai principi generali descritti nelle convenzioni, nelle raccomandazioni e nei protocolli dell'OIL in materia di SSL e nelle linee guida e nei codici di condotta dell'OIL. Datori di lavoro1.2.1. I datori di lavoro hanno il dovere di coordinare, gestire, proteggere e promuovere la sicurezza e la salute di tutti i lavoratori. I datori di lavoro dovrebbero sviluppare sistemi di gestione della SSL e rispettare le misure da adottare per quanto riguarda i rischi per la sicurezza e la salute in generale e per i pericoli biologici in particolare, compresi strumenti, codici e linee guida appropriati riconosciuti a livello nazionale e internazionale, come prescritto, approvato o riconosciuto dall'autorità competente. 1.2.2. I datori di lavoro, in consultazione con i lavoratori e i loro rappresentanti, dovrebbero:(a) disporre di sistemi per individuare i pericoli e valutare i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori derivanti da pericoli biologici, facendo nel contempo un uso efficace delle informazioni fornite dal fornitore di attrezzature o materiali e da altre fonti ragionevolmente disponibili; e(b) adottare tutte le misure ragionevoli, praticabili e fattibili per eliminare o, se ciò non è possibile, controllare i rischi per la sicurezza e la salute individuati nella suddetta valutazione dei rischi al fine di ridurre l'esposizione. 1.2.3. Nell'adottare misure preventive e protettive, il datore di lavoro dovrebbe affrontare i pericoli biologici e i rischi associati secondo la gerarchia dei controlli. 1.2.4. I datori di lavoro dovrebbero adottare le disposizioni necessarie per fornire e integrare le attività di prevenzione come segue:(a) garantire una sorveglianza regolare dell'ambiente di lavoro e una salute adeguatasorveglianza;(b) garantire una supervisione adeguata e competente del lavoro e delle pratiche di lavoro;(c) garantire l'applicazione e l'uso di adeguate misure di controllo e il riesame periodico della loro efficacia;(d) fornire informazioni, istruzione e formazione ai dirigenti, ai supervisori e ai lavoratori, nonché ai rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza e la salute, sulle questioni relative alla sicurezza e alla salute in generale e ai rischi biologici in particolare;(e) se necessario, stabilire misure per far fronte alle emergenze e agli incidenti, comprese le disposizioni di pronto soccorso; e(f) indagare sugli infortuni sul lavoro, le malattie e gli eventi pericolosi, in collaborazione con i comitati per la sicurezza e la salute e/o i rappresentanti dei lavoratori, al fine di individuare tutte le cause e adottare le misure necessarie per prevenire il ripetersi di infortuni e malattie professionali simili. 1.2.5. I datori di lavoro dovrebbero essere tenuti a fornire, se necessario, adeguati dispositivi di protezione individuale (DPI) al fine di ridurre i rischi di incidenti o di effetti negativi sulla sicurezza e sulla salute. Le misure in materia di SSL non dovrebbero comportare alcuna spesa per i lavoratori. 1.2.6. I datori di lavoro dovrebbero garantire che tutti i lavoratori siano adeguatamente e periodicamente informati sui rischi biologici associati ai compiti loro assegnati e sulle misure da adottare per prevenire danni alla loro salute. Tali informazioni dovrebbero essere trasmesse anche ai subappaltatori e ai loro lavoratori. La formazione dovrebbe essere impartita prima dell'inizio di qualsiasi lavoro che comporti l'esposizione a pericoli biologici, quando vi sono cambiamenti nei metodi di lavoro e nei materiali o quando compaiono nuovi rischi, e tale formazione dovrebbe essere ripetuta periodicamente se necessario. Tali informazioni e formazione dovrebbero essere tradotte in lingue comprensibili a tutti i lavoratori e dovrebbero essere trasmesse utilizzando un approccio pedagogico su misura per ciascuna categoria di lavoratori.Gestione del rischio sul posto di lavoroLa gestione dei pericoli biologici consente alle organizzazioni di identificare efficacemente i pericoli e valutare i rischi di biosicurezza e biosicurezza inerenti alle loro attività e di sviluppare strategie di prevenzione e mitigazione per controllare o ridurre il rischio a un livello accettabile. Il sistema di gestione del rischio biologico dovrebbe essere costruito sul concetto di miglioramento continuo attraverso un ciclo di pianificazione, implementazione, revisione e miglioramento dei processi e delle azioni che un'organizzazione intraprende per raggiungere i suoi obiettivi Identificazione dei pericoli biologici e valutazione dei rischi2.1.1. L'identificazione del pericolo deve tenere conto dei meccanismi patologici, delle modalità di trasmissione (contatto diretto o indiretto, aerosol, acqua, superfici, vettori, alimenti) e del portale di trasmissione delle vie di ingresso/via di esposizione (ad esempio, inalazione, ingestione, dermica, percutanea, mucose). 2.1.2. L'identificazione dei pericoli biologici sul luogo di lavoro dovrebbe inoltre tener conto:(a) la situazione o gli eventi o la combinazione di circostanze che possono dare origine a lesioni o malattie;(b) la natura di potenziali lesioni o malattie rilevanti per l'attività, il prodotto o il servizio;(c) quelli che possono essere danneggiati (inclusi, a titolo esemplificativo ma non esaustivo, i giovani lavoratori, i lavoratori anziani, i lavoratori temporanei, le lavoratrici gestanti); e (d) infortuni e malattie passate. 2.1.3. La valutazione del rischio è un processo utilizzato per determinare il livello di rischio di lesioni o malattie associato a ciascun pericolo identificato ai fini del controllo. Nel determinare il livello di rischio, si dovrebbe prestare particolare attenzione a fattori quali il sesso, l'età, la disabilità, lo stato di salute dei lavoratori e le comorbilità. 2.1.4. L'esecuzione di una valutazione del rischio biologico prevede cinque fasi:1. l'identificazione dei pericoli biologici;2. l'identificazione di chi potrebbe essere danneggiato e come;3. una valutazione dei rischi biologici e delle modalità di controllo;4. registrare i risultati della valutazione del rischio biologico e stabilire le priorità per il miglioramento; e5. rivedere e aggiornare la valutazione del rischio biologico, se necessario. 2.1.5. La valutazione dei rischi biologici dovrebbe classificare ciascun pericolo in base al suo potenziale di causare danni (infezione, allergia, tossicità); la gravità del suo potenziale danno; il serbatoio dell'agente; la sua stabilità nell'ambiente; la sua possibile generazione di aerosol o splatter; la modalità della sua trasmissione; la sua comunicabilità all'interno di una popolazione; la disponibilità e l'efficacia delle misure preventive; la disponibilità di misure di controllo efficaci; la disponibilità e l'efficacia dei trattamenti medici; indipendentemente dal fatto che un agente patogeno sia raro, parzialmente o completamente sradicato per tenere conto del rischio di riemergere e della sua capacità di essere armato. 2.1.6. L'identificazione dei lavoratori che potrebbero essere danneggiati se esposti a pericoli biologici (un processo noto anche come "valutazione della vulnerabilità dei lavoratori") dovrebbe tenere conto dello stato di salute dei lavoratori, compresa la loro storia medica, lo stato di vaccinazione, i risultati dei test relativi all'antigene o agli anticorpi, le informazioni sul titolo anticorpale al basale per particolari agenti di interesse, se del caso; l'uso e la disponibilità di trattamenti profilattici e le eventuali condizioni sottostanti. 2.1.7. I metodi e le tecniche di valutazione dei rischi dovrebbero essere selezionati sulla base di una caratterizzazione dei pericoli in questione e adattati alle effettive condizioni di lavoro. Le priorità d'azione dovrebbero essere determinate in base alla probabilità e alla gravità dei danni che i pericoli biologici possono causare Misure di controllo2.2.1 Le misure preventive e protettive devono essere attuate secondo i seguenti principi:(a) Contenimento biologico: prevenire e ridurre i potenziali di esposizione e le loro conseguenze utilizzando organismi attenuati e sostitutivi o procedure che possono inattivare l'agente biologico, con conseguente riduzione della replicabilità, infettività, trasmissibilità e virulenza. Qualora il rilascio accidentale di agenti biologici possa comportare un rischio significativo per la salute dei lavoratori o per l'ambiente, è opportuno elaborare un piano che specifichi le azioni di emergenza da intraprendere per ridurre al minimo tali rischi. I piani di emergenza sono richiesti solo per i cantieri ad alto rischio.(b) Restrizioni di lavoro: mantenere il più basso possibile il numero di lavoratori esposti o suscettibili di essere esposti; limitare il carico di lavoro e limitare il lavoro al minor numero possibile di siti di lavoro in modo che vi siano poche aree a rischio.(c) Protezione operativa: ridurre al minimo l'esposizione applicando tecniche di lavoro sicure (ad esempio, indossare DPI, prevenire la generazione di aerosol, nessun pipettaggio della bocca, formazione). (d) Contenimento fisico: fornire una protezione aggiuntiva per mezzo di barriere fisiche primarie e secondarie che impediscono la fuoriuscita di agenti biologici dall'area di contenimento, tra cui porte, armadi di sicurezza biologica, sistemi di filtrazione dell'aria, sistemi di gestione delle acque reflue e così via. Le barriere primarie riducono al minimo l'esposizione professionale limitando la trasmissione. Le barriere secondarie forniscono un contenimento supplementare, principalmente per impedire la fuoriuscita di agenti biologici quando le barriere primarie falliscono.(e) Minimizzazione del rischio: svolgere una combinazione di attività per ridurre le conseguenze dell'esposizione in caso di comparsa (ad esempio, procedure di emergenza, piani di emergenza, sorveglianza sanitaria e medica o vaccinazioni per ridurre le conseguenze dell'esposizione involontaria).2.2.2. L'eliminazione dei pericoli biologici può essere ottenuta, tra l'altro, attraverso una combinazione di misure di eradicazione delle malattie; la fornitura di approvvigionamento idrico sicuro; il corretto smaltimento dei rifiuti umani e animali; l'igiene di edifici, spazi di lavoro e abitazioni; la pulizia e la protezione delle ferite aperte; e la disinfezione di potenziali fonti (ad esempio, mediante biocidi, luce ultravioletta). Comunicazione del rischio2.3.1. La comunicazione del rischio dovrebbe essere effettuata in modo aperto e onesto al fine di trasmettere informazioni credibili in modo da evitare interpretazioni errate. Le informazioni da comunicare dovrebbero essere comprensibili per le parti interessate, compresi i datori di lavoro e i lavoratori.2.3.2. La comunicazione dei rischi dovrebbe utilizzare un linguaggio a livello di alfabetizzazione dei lavoratori interessati e dovrebbe favorire l'attuazione di un sistema efficace per la gestione dei rischi, in consultazione con i lavoratori e i loro rappresentanti e con la loro piena partecipazione informata. Sorveglianza sanitaria dei lavoratori3.1. La sorveglianza sanitaria dei lavoratori dovrebbe essere effettuata con lo scopo centrale della prevenzione primaria degli infortuni sul lavoro e sul lavoro, delle malattie e delle malattie professionali e in condizioni controllate all'interno di un quadro organizzato, in conformità con la Convenzione n. 161, la Raccomandazione n. 171 e le Linee guida tecniche ed etiche dell'OIL per la sorveglianza sanitaria dei lavoratori.3.2. La sorveglianza della salute dei lavoratori dovrebbe essere adeguata ai rischi professionali posti dai pericoli biologici nell'impresa e dovrebbe combinare in modo adeguato le valutazioni sanitarie individuali e collettive. La sorveglianza della salute dei lavoratori dovrebbe essere accompagnata da una serie di garanzie relative alla sua finalità; la sua qualità; la tutela degli interessi dei lavoratori; e la raccolta, la trasmissione, l'uso e la protezione dei dati sanitari e medici.3.3. La sorveglianza della salute dei lavoratori in relazione ai rischi biologici sul luogo di lavoro non dovrebbe comportare perdite di guadagno, essere gratuita e avvenire per quanto possibile durante l'orario di lavoro.3.4. I dati medici personali dei lavoratori devono essere raccolti nel rispetto del segreto medico. I dati sanitari personali dei lavoratori coperti dal segreto medico dovrebbero essere conservati solo da personale vincolato dalle norme del segreto medico. Tali dati dovrebbero essere conservati separatamente da tutti gli altri dati sanitari. L'accesso alle cartelle cliniche e ai dati dovrebbe essere limitato ai professionisti del settore medico. Informazione, istruzione e formazione4.1. L'informazione, l'istruzione e la formazione dovrebbero essere organizzate e fornite a tutti i lavoratori per comprendere i potenziali effetti dell'esposizione e della salute dei pericoli biologici sul luogo di lavoro, comprese le modalità di trasmissione, i sintomi, il trattamento e le modalità di prevenzione e controllo dell'esposizione. I lavoratori dovrebbero essere tenuti aggiornati su eventuali cambiamenti che potrebbero influire sulla loro esposizione a pericoli biologici.4.2 Anche altre persone che potrebbero essere interessate (ad esempio, addetti alla manutenzione, appaltatori) dovrebbero ricevere informazioni, istruzioni e formazione sufficienti e appropriate sui pericoli biologici che possono incontrare. Dovrebbero essere adeguatamente controllati durante lo svolgimento del loro lavoro utilizzando i DPI corretti.4.3 I datori di lavoro dovrebbero determinare i requisiti per ciascuna competenza del compito da svolgere al fine di ridurre al minimo i rischi derivanti da pericoli biologici, tenendo presente che il livello di competenza richiesto dipenderà dalla complessità della situazione o del compito.4.4 La formazione dei lavoratori deve essere impartita conformemente alle linee guida o alle norme prescritte dall'autorità competente in materia di pericoli biologici.  Qualora tali orientamenti o norme non esistano, dovrebbero essere applicate altre norme riconosciute a livello nazionale o internazionale, tenendo sempre conto delle esigenze specifiche del particolare luogo di lavoro, comprese le procedure di emergenza.4.5 Se del caso, l'autorità competente dovrebbe fornire un programma speciale di formazione per i lavoratori migranti – e per gli altri lavoratori, a seconda dei casi – nella loro lingua.4.6. I delegati per la sicurezza e la salute dei lavoratori, i comitati per la sicurezza e la salute dei lavoratori e i comitati congiunti per la sicurezza e la salute o, se del caso, altri rappresentanti dei lavoratori dovrebbero disporre delle risorse necessarie e di un tempo ragionevole durante l'orario di lavoro retribuito per ricevere una formazione sulla prevenzione e la protezione contro i pericoli biologici.4.7. Tali requisiti e procedure in materia di formazione e informazione dovrebbero essere tenuti sotto controllo, compresa una valutazione dell'efficacia della formazione, in linea con i risultati delle valutazioni periodiche dei rischi, al fine di garantire che i tirocinanti dispongano delle conoscenze e delle competenze adeguate necessarie per lavorare con gli agenti biologici.4.8. I registri della formazione e le date della formazione dovrebbero essere disponibili per ciascun tirocinante e i registri dei formatori/valutatori dovrebbero essere conservati, come prescritto dall'autorità competente. In mancanza di tali requisiti, dovrebbero essere applicate altre procedure nazionali o riconosciute a livello internazionale.4.9. La formazione dovrebbe essere condotta, per quanto possibile, durante l'orario di lavoro retribuito. Laddove ciò non sia possibile, dovrebbero essere previsti adeguati compensi e permessi.Indagini su eventi pericolosi infortuni e malattie professionali5.1. A seguito dell'incidenza di un evento pericoloso, di un infortunio sul lavoro o di una malattia professionale dovuta a pericoli biologici, dovrebbe essere organizzata e condotta un'indagine sulla sua origine e sulle cause sottostanti per individuare eventuali carenze nelle misure di prevenzione e controllo esistenti contro i rischi biologici sul luogo di lavoro e l'indagine dovrebbe essere documentata.5.2. L'autorità competente dovrebbe svolgere indagini (e pubblicare relazioni su tali indagini) su casi di eventi pericolosi, infortuni sul lavoro e malattie professionali dovuti a pericoli biologici sul luogo di lavoro che sembrano riflettere situazioni gravi in termini di rischio effettivo o potenziale per i lavoratori o il pubblico. In questi casi, l'autorità competente dovrebbe disporre che gli ispettorati del lavoro, i servizi di SSL o altre agenzie autorizzate svolgano indagini. I rappresentanti dei datori di lavoro e dei lavoratori dell'impresa dovrebbero avere la possibilità di accompagnare gli investigatori, a meno che questi ultimi non ritengano, alla luce delle istruzioni generali dell'autorità competente, che ciò possa pregiudicare l'esercizio delle loro funzioni.5.3. Qualora l'indagine non sia affidata a un'istituzione autorizzata dall'autorità competente o a un servizio governativo responsabile nei confronti del legislatore, le disposizioni legislative o regolamentari nazionali dovrebbero specificare le modalità di partecipazione delle organizzazioni più rappresentative dei datori di lavoro e dei lavoratori, nonché delle autorità pubbliche, alla pianificazione dell'indagine, e per la partecipazione alle indagini dei rappresentanti dei datori di lavoro e dei lavoratori interessati.5.4. L'autorità competente dovrebbe imporre ai datori di lavoro di riferire in merito ai risultati delle loro indagini su eventi pericolosi, infortuni sul lavoro e malattie professionali dovuti a rischi biologici sul luogo di lavoro e sulle azioni intraprese per prevenire il ripetersi.5.5. Il datore di lavoro dovrebbe garantire che presso l'impresa siano in vigore disposizioni per un'indagine immediata su tutti gli eventi pericolosi segnalati, gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali dovuti a rischi biologici. Il datore di lavoro dovrebbe garantire che all'interno dell'impresa sia identificata una persona competente, come specificato dall'autorità competente, per svolgere tali indagini, con l'adeguata partecipazione dei lavoratori e dei loro rappresentanti.5.6. Qualora il datore di lavoro non disponga delle competenze necessarie all'interno dell'impresa per svolgere tali indagini, dovrebbe avvalersi dell'assistenza di un'istituzione esterna competente.5.7. I risultati di tali indagini dovrebbero essere comunicati al comitato per la sicurezza e la salute dell'impresa, ove esista, e il comitato dovrebbe formulare le opportune raccomandazioni. I risultati delle indagini, oltre alle eventuali raccomandazioni formulate dal comitato per la sicurezza e la salute, dovrebbero essere comunicati alle persone appropriate per azioni correttive, inclusi nella revisione della direzione e considerati per attività di miglioramento continuo.5.8. Le azioni correttive risultanti da tali indagini dovrebbero essere attuate al fine di evitare il ripetersi di eventi pericolosi simili, infortuni sul lavoro o malattie professionali dovuti a pericoli biologici.5.9. Il datore di lavoro dovrebbe provvedere affinché il luogo di un infortunio sul lavoro o di un evento pericoloso sia lasciato indisturbato prima dell'inizio dell'indagine, ad eccezione di eventuali requisiti di primo soccorso o per prevenire ulteriori rischi per altre persone.5.10. Qualora, per motivi di primo soccorso o per prevenire ulteriori rischi per altre persone, sia necessario perturbare il sito prima dell'inizio dell'indagine, il datore di lavoro dovrebbe registrare il sito, tra cui se necessario, scattando fotografie, disegnando o registrando le identità dei testimoni oculari prima di qualsiasi intervento.5.11. Il datore di lavoro dovrebbe garantire che le indagini su eventi pericolosi, infortuni sul lavoro e malattie professionali dovrebbero, per quanto possibile:(a) stabilire cosa è successo;(b) determinare le cause di ciò che è accaduto; e(c) identificare le misure necessarie per prevenire il ripetersi di una recidiva.5.12. I datori di lavoro dovrebbero informare tempestivamente l'autorità competente di qualsiasi evento pericoloso o incidente che possa aver provocato il rilascio di un agente biologico e possa causare gravi infezioni e malattie umane. Il datore di lavoro dovrebbe garantire che la segnalazione sia inviata all'autorità competente con i mezzi più rapidi possibili, conformemente ai requisiti dell'autorità competente.5.13. Il datore di lavoro dovrebbe mettere i risultati delle indagini a disposizione dei lavoratori e dei loro rappresentanti al fine di prevenire eventi simili e in modo che possano assistere il datore di lavoro nell'attuazione più efficace della politica in materia di SSL sul luogo di lavoro.5.14. I lavoratori e i loro rappresentanti dovrebbero avere il diritto, le strutture e il tempo necessario, senza perdita di retribuzione, di chiedere e partecipare a un'indagine da parte del datore di lavoro o dell'autorità competente sui possibili rischi derivanti dall'uso di agenti biologici durante il lavoro.  Ciò dovrebbe includere la valutazione dei rischi derivanti dall'uso di agenti biologici e le indagini su eventi pericolosi, infortuni sul lavoro e malattie professionali.5.15. I lavoratori e i loro rappresentanti dovrebbero cooperare con la direzione nelle indagini su eventuali esposizioni, eventi pericolosi e incidenti sul luogo di lavoro.5.16. I registri degli infortuni sul lavoro, delle malattie professionali e, se del caso, degli eventi pericolosi dovrebbero includere:(a) gli agenti biologici causali;(b) la fonte e il luogo dell'esposizione;(c) il modo o i modi di diffusione o trasmissione dell'agente biologico o tossico;(d) informazioni disaggregate per sesso ed età sui lavoratori che potrebbero essere stati esposti;(e) problemi di sicurezza e di salute derivanti dall'esposizione ad agenti biologici sul luogo di lavoro;  f) le misure per far fronte a eventi pericolosi, infortuni e malattie professionali e le azioni intraprese per prevenire il ripetersi; eg) l'efficacia delle misure adottate per garantire livelli soddisfacenti di sicurezza e salute.5.17. La sorveglianza epidemiologica e la tenuta dei registri (in particolare degli incidenti che coinvolgono agenti biologici) dovrebbero essere sempre in atto. La capacità di sorveglianza epidemiologica dovrebbe essere aumentata attraverso la messa in rete o siti web dedicati per la raccolta e l'analisi di incidenti, lesioni, infezioni o eventi avversi vissuti dai lavoratori nei laboratori di ricerca e sviluppo. Fonte del documeto originale (EN): ILO SCARICA LE LINEE GUIDA 2022 ILO (EN) SCARICA LA TABELLA IN EXCEL Applicazione Della Gerarchia Dei Controlli Dei Pericoli Biologici Sul Posto Di Lavoro SCARICA IL DIAGRAMMA DI FLUSSO IN EXCEL EXCEL Valutazioni del rischio utilizzando un sistema di ponderazione numerica per determinare le priorità per l'azione1. Esistono molti metodi e tecniche consolidati per effettuare valutazioni del rischio. Alcuni di essi utilizzano un sistema di ponderazione numerica per determinare le priorità d'azione. Per ogni pericolo identificato, viene assegnato un valore numerico alla probabilità che il pericolo causi danni, nonché alla gravità delle conseguenze. Questo può essere espresso su una scala crescente dal basso all'alto, come segue:Verosimiglianza(1) Raro: è successo raramente se non mai.(2) Improbabile: è possibile ma non ci si aspetta che accada.(3) Possibile: ci si potrebbe aspettare che accada una volta all'anno.(4) Probabile: probabilmente si verificherà ma non è persistente.(5) Quasi certo: si verifica regolarmente.Gravità delle conseguenze(1) Insignificante: nessun infortunio o cattiva salute.(2) Minore: impatto a breve termine.(3) Moderato: lesioni semipermanenti o cattiva salute.(4) Maggiore: lesioni invalidanti o cattiva salute.(5) Catastrofico: potenzialmente fatale.2. Il livello di rischio può essere rappresentato nel modo seguente: Rischio = probabilità x gravità3. Determinando il livello di rischio associato a ciascun pericolo identificato nell'ambiente di lavoro, i datori di lavoro e i lavoratori e i loro rappresentanti possono identificare le aree di azione prioritaria. Ad esempio, un rischio che si presenta raramente (1) e ha conseguenze insignificanti (1) avrebbe la priorità più bassa (1) (cioè 1 × 1 = 1), mentre un evento pericoloso che si verifica regolarmente (5) e ha conseguenze potenzialmente fatali (5) avrebbe la massima priorità per l'azione (25) (cioè 5 × 5 = 25).Maggiore è il livello di rischio, più importante è applicare controlli che eliminino, riducano o minimizzino l'esposizione al pericolo.Di seguito è riportata una matrice di esempio che illustra questo approccio numerico alla determinazione del livello di rischio.4. Le aree d'azione prioritarie possono anche essere determinate valutando particolari pericoli sul luogo di lavoro rispetto alla seguente tabella di azioni prioritarie riportata di seguito. Due domande devono essere considerate per ogni pericolo: "Quanto spesso una persona è esposta al pericolo?" e "Qual è il risultato probabile?" Nella tabella seguente, la probabilità che si verifichi un evento è espressa come giornaliera, settimanale, mensile o raramente, mentre la gravità delle conseguenze varia dalla più grave (morte o invalidità permanente) alla meno grave (lesione minore che richiede solo il primo soccorso).  5. Coloro che effettuano valutazioni dei rischi possono trovare utile registrare i risultati della valutazione in forma narrativa, specificando: a) l'attività o il luogo di lavoro oggetto della valutazione; b) i principali pericoli e quelli a rischio; c) il livello di rischio; e d) le misure da adottare per eliminare, ridurre o minimizzare l'esposizione. SCARICA LA METODOLOGIA ILO APPLICATA(FOGLIO EXCEL)

  • PREVENZIONE E CONTROLLO DELLA RESISTENZA ANTIMICROBICA PER I LAVORATORI ESPOSTI NEGLI ALLEVAMENTI

    Prevenzione E Controllo Della Resistenza Antimicrobica Per I Lavoratori Esposti Negli Allevamenti Avicoli E Suinicoli   Questa monografia intende essere uno strumento di informazione per incrementare la conoscenza delle misure che possono contribuire a proteggere i lavoratori di alleva- menti avicoli e suinicoli dal rischio di essere esposti ad agenti antibiotico-resistenti.  Obiettivo principale è la presentazione di schede tecniche (17 per il settore avicolo, 14 per il settore suinicolo e 2 per entrambi i settori) contenenti suggerimenti e buone pratiche per svolgere in sicurezza quelle attività che sono risultate a maggior rischio di esposizione a batteri antibiotico-resistenti, elaborate sulla base del processo valutativo effettuato negli specifici contesti.  Nella prima parte della monografia vengono riporta- te sinteticamente le fasi che hanno consentito di arrivare alla predisposizione delle suddette schede, le quali sono il risultato di un lavoro di condivisione, raggiunto mediante strumenti sociologici, tra allevatori e veterinari del settore pubblico, aziendale e libero professionisti.  L’approccio partecipativo di figure che operano a diversi livelli all’interno degli allevamenti ha la finalità di garantire una maggiore accettabilità e applicabilità delle stesse misure proposte nelle schede.I principali destinatari della monografia sono pertanto gli allevatori del settore avicolo e suinicolo, ma può anche essere fruita da figure responsabili della prevenzione e protezione dei lavoratori nel settore zootecnico.Fonte:INAIL     INDICE DEL DOCUMENTO INAILLa resistenza antimicrobicaLa tutela della salute e sicurezza degli allevatoriIl progetto BRiCObiettivi e destinatari della monografiaPratiche di lavoro e misure di protezione dei lavoratoriIl percorso metodologicoI prodotti comunicativi esito delle arene strutturateSchede tecniche per il comparto avicoloScheda A1 Carico dei tacchini alla fine del ciclo produttivo Scheda A2 Carico delle femmine, allargo dei maschi, carico di fine ciclo dei broiler Scheda A3 Rimozione della lettiera alla fine del ciclo produttivoScheda A4 Giro di raccolta degli animali morti: tacchini Scheda A5 Giro di raccolta degli animali morti: broiler Scheda A6 Fresatura della lettiera e aggiunta del truciolo Scheda A7 Accasamento dei pulcini di tacchino Scheda A8 Accasamento dei pulcini di broiler Scheda A9 Pesa manuale dei tacchini Scheda A10 Pesa manuale dei broiler Scheda A11 Terapie in acqua per i tacchini Scheda A12 Terapie in acqua per i broiler Scheda A13 Terapie a singolo animale, vaccinazione e fecondazione per i tacchiniScheda A14 Attività quotidiane: somministrazione dell’alimento, manutenzione e pulizia delle linee di abbeveraggio e alimentazione per i tacchiniScheda A15 Attività quotidiane: somministrazione dell’alimento, manutenzione e pulizia delle linee di abbeveraggio e alimentazione per i broilerScheda A16 Pulizie di fine ciclo per i tacchiniScheda A17 Pulizie di fine ciclo per i broilerSchede tecniche per il comparto suinicoloScheda S1 Assistenza al parto Scheda S2 Ispezione delle mammelle e prelievo di colostro Scheda S3 Accudimento neonatale e pareggiamento delle nidiate Scheda S4 Taglio della coda Scheda S5 Castrazione Scheda S6 Identificazione mediante tatuaggio (auricolare e sulla coscia)Scheda S7 Riflesso di immobilità e inseminazione Scheda S8 Lavaggio delle scrofe prima dell’ingresso in sala parto Scheda S9 Iniezioni e vaccinazioni Scheda S10 Allontanamento degli animali morti Scheda S11 Spostamento degli animali Scheda S12 Pulizie di fine ciclo Scheda S13 Pulizie ordinarie e piccole manutenzioni Scheda S14 Somministrazione del cibo e giro d’ispezione degli animali Indicazioni per il comparto avicolo e suinicoloLavaggio delle mani Dispositivi di protezione individuale SCARICA IL DOCUMENTO INAIL Trovate il file in word delle schede in area condivisione gratuita riservata agli iscritti della nostra Newsletter Professional. ANCHE QUESTA RISORSA E' GRATUITA  PER GLI ISCRITTI ALLA NOSTRA NEWSLETTER PROFESSIONAL. ISCRIVITI ANCHE TU. SCOPRI TUTTI I VANTAGGI DI ISCRIVERSI ALLA NOSTRA NEWSLETTER PROFESSIONAL

  • RISCHIO BIOLOGICO NELLE ATTIVITÀ AGRO-ZOOTECNICHE

    nformazioni Sulle Misure Di Prevenzione E Protezione Correlate Al Rischio Biologico Per La Tutela Della Salute Degli Operatori Del Settore Agro-Zootecnico.   Il testo presenta una sezione generale riguardante la normativa vigente in tema di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, le sue applicazioni e i soggetti coinvolti, i concetti di rischio, pericolo e danno, la valutazione del rischio. Segue una sezione tecnica con schede monotematiche in cui sono descritte le caratteristiche degli agenti biologici più frequentemente riscontrabili ed emergenti in tale settore e dei loro effetti sulla salute. Il testo unico sulla salute e sicurezza sul lavoro (d.lgs. 81/2008 e s.m.i.) pone l’attenzione sull’informazione e la formazione dei lavoratori come importanti misure generali di prevenzione per la tutela della salute. In particolare nell’art. 36 viene sottolineato che il datore di lavoro ha l’obbligo di fornire informazioni il cui contenuto “…. deve essere facilmente comprensibile per i lavoratori e deve consentire loro di acquisire le relative conoscenze. Ove l’informazione riguardi lavoratori immigrati, essa avviene, previa verifica della comprensione della lingua utilizzata nel percorso informativo”.Il testopresenta una sezione generale riguardante la normativa vigente in tema di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro (d.lgs. 81/2008 e s.m.i.), le sue applicazioni e i soggetti coinvolti, i concetti di rischio, pericolo e danno, la valutazione del rischio.  Segue una sezione tecnica con alcune indicazioni sulle misure di prevenzione e protezione che possono essere attuate, la descrizione delle principali caratteristiche degli agenti biologici più frequentemente riscontrabili nel settore agro-zootecnico e dei loro effetti sulla salute redatta in specifiche schede distinte in base alle diverse attività lavorative. Si è scelto di prendere in considerazione solo gli agenti biologici con maggiore incidenza nel settore agro- zootecnico in ambito nazionale ed unicamente le loro modalità di trasmissione a rischio di esposizione occupazionale.Relativamente agli agenti biologici emergenti, sono stati presi in considerazione anche quelli che, sebbene non ci siano ad oggi evidenze di casi occupazionali ma solo di sanità pubblica (come riportato nei Piani nazionali di sorveglianza del Ministero della Salute in risposta a casi di arbovirosi quali Febbre da virus Chikungunya, Dengue, Zika, West Nile ed Usutu), possono rappresentare un rischio per i lavoratori che svolgono attività in ambienti esterni.   INDICE SALUTE E SICUREZZA IN AGRICOLTURANORMATIVA DI RIFERIMENTODEFINIZIONE DI AGENTE BIOLOGICOVALUTAZIONE DEL RISCHIO• VALUTAZIONE • GESTIONE• INFORMAZIONE E FORMAZIONESALUTE E SICUREZZA SONO UN LAVORO DI SQUADRA RISCHIO BIOLOGICO IN AGRICOLTURA RISCHIO OCCUPAZIONALE DA MALATTIE EMERGENTIMISURE DI PREVENZIONE E PROTEZIONEPREVENZIONE DELLE ZOONOSI “VETTORE TRASMESSE” DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALI• MAN• VIE RESPIRATORIE• VOLTO E OCCHI• CORPOSORVEGLIANZA SANITARIAATTIVITÀ AGRICOLE E POTENZIALI RISCHI BIOLOGICI• PIENO CAMPO• SERRICOLTURA• FUNGHICOLTURA• SELVICOLTURA• ALLEVAMENTI• ACQUACOLTURA• APICOLTURA• ELICICOLTURA E LOMBRICOLTURASCHEDE INFORMATIVE SULLE MALATTIE DA AGENTI BIOLOGICI • MALATTIE DA BATTERI• MALATTIE DA FUNGHI • MALATTIE DA VIRUS• MALATTIE DA PARASSITISCHEDE INFORMATIVE SU INSETTI E RETTILI SCHEDE INFORMATIVE SULLE MALATTIE DA AGENTI BIOLOGICI EMERGENTI• MALATTIE DA BATTERI • MALATTIE DA VIRUSAllegato 1 PRINCIPALI RIFERIMENTI NORMATIVI SULLE ZOONOSIAllegato 2 RIMOZIONE IN SICUREZZA DEI GUANTIAllegato 3 REQUISITI DEI LUOGHI DI LAVORO (ALLEGATO IV DEL d.lgs. 81/2008 e s.m.i)Allegato 4 RIMOZIONE DELLA ZECCAAllegato 5 INSETTI RESPONSABILI DI PUNTURE VELENOSEEdizioni: Inail – 2022 SCARICA IL DOCUMENTO INAIL

  • RISCHIO DI ESPOSIZIONE A MICOBATTERI NON TUBERCOLARI IN AMBIENTI DI VITA E DI LAVORO

    Micobatteri Non Tubercolari Sono Patogeni Opportunisti Trasmessi Dall’ambiente (Acqua, Terriccio) All’uomo Tramite Goccioline Di Acqua Contaminata Causando La “Malattia Polmonare Da Micobatteri Non Tubercolari”.   I MICOBATTERI NON TUBERCOLARIIl genere Mycobacterium è costi- tuito da un gruppo eterogeneo di specie e sottospecie batteri che. Ad eccezione del Mycobacterium tuberculosis complex, del Mycobacterium leprae complexsaggio, serbatoi, ecc. .  È stata ipotizzata anche una trasmissione interumana della malattia non ancora sufficientemente documentata.  Secondo la vigente normativa in materia di salute e sicurezza sul lavoro, i micobatteri non tubercolari sono classificati nel 2° gruppo di rischio (Allegato XLVI del d.lgs. 81/2008 e s.m.i.). QUALI PATOLOGIE CAUSANO NELL’UOMO?e di Mycobacterium ulcerans, le rimanenti specie sono complessivamente indicate come ‘micobatteri non tubercolari’ (Non Tuberculous Mycobacteria, NTM).  I micobatteri non tubercolari sono microrganismi ubiquitari in grado di crescere in ambienti marginali con scarsi nutrienti e basso contenuto di ossigeno .  Sono presenti nelle acque naturali (laghi, fiumi, stagni) e in quelle artificiali quali ad esempio sistemi di distribuzione dell’acqua ospedalieri e domestici, serbatoi di accumulo, ecc.  Nel suolo proliferano in terricci ricchi di torba e in paludi salmastre.I NTM comprendono oltre 190 specie e sottospecie ambientali di cui un numero limitato sono patogene per l’uomoMISURE DI PREVENZIONE Nonostante le evidenze scientifiche, il rischio di esposizione a NTM è ancora poco conosciuto essendo ancora limitate le conoscenze sui principali fattori di rischio che possono essere associati alla malattia polmonare da NTM.  Inoltre, non essendo al momento disponibili protocolli standardizzati per il campionamento e l’analisi di NTM in matrici ambientali nonché indicazioni riguardo idonee misure di prevenzione e protezione, la valutazione e il controllo del rischio di esposizione a questi batteri risulta di difficile attuazione negli ambienti di vita e di lavoro.  Nella maggior parte dei casi, la malattia polmonare da micobatteri non tubercolari sopraggiunge su patologie respiratorie già presenti (bron- chiectasie, BPCO, pneumoconiosi, tubercolosi) perciò la diagnosi precoce di queste malattie è fondamentale per prevenire la NTM-LD.  Si raccomanda quindi di consultare sempre il proprio medico in caso di sintomi riconducibili ad una infiammazione delle vie aeree associata a tosse cronica produttiva, rinosinusite, dispnea, febbre o astenia che non si risolvono entro due settimane.  È importante seguire con attenzione la prescrizione del medico ed informarlo se i sintomi respiratori non migliorano o se compaiono complicazioni.Fonte: Inail – 2022 SCARICA IL DOCUMENTO INAIL  

  • AGENTI BIOLOGICI: FATTORI DI RISCHIO CANCEROGENO OCCUPAZIONALE

    Le Tipologie Di “Danno” Potenzialmente Conseguenti All’esposizione Ad Agenti Biologici Contemplate Dal D.Lgs. 81/2008 Sono Le Infezioni, Le Allergie E Le Intossicazioni. Tuttavia, L’esposizione A Virus, Batteri, Parassiti, Funghi Può Comportare Anche L’insorgere Di Tumori Nell’uomo. Le tipologie di “danno” potenzialmente conseguenti all’esposizione ad agenti biologici contemplate dal d.lgs. 81/2008 sono le infezioni, le allergie e le intossicazioni. La pan- demia di SARS-CoV-2 esplosa nel 2019 e tuttora in corso ha portato bruscamente in evidenza l’impatto sociale dell’esposizione umana agli agenti biologici, in particolare a quelli di natura infettiva.  Sono emersi, infatti, in tutta la loro portata, gli effetti delle caratteristiche di trasmissibilità di tali agenti che, attraverso la cosiddetta catena del contagio, possono raggiungere per via diretta o indiretta l’ospite umano suscettibile di ammalarsi, diffondendo l’infezione nello spazio e nel tempo senza distinzione tra ambiente di vita e ambiente di lavoro. L’esposizione a virus, batteri, parassiti, funghi può tuttavia comportare anche l’insorgere di tumori nell’uomo. In ambito occupazionale, il legislatore ha associato l’effetto cancerogeno dell’esposi- zione professionale alla sola categoria di agenti di rischio chimici contemplata dal Titolo IX del d.lgs. 81/08.  Tuttavia, undici agenti biologici, appartenenti a virus, batteri ed endoparassiti umani, compresi nell’Allegato XLVI del Titolo X “Agenti biologici” del d.lgs. 81/08, sono stati classificati dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) come cancerogeni di tipo 1 (agenti, cioè, sicuramente cancerogeni). Il presente lavoro intende evidenziare gli agenti biologici inclusi nell’Allegato XLVI del d.lgs. 81/08 e nell’Allegato III della Direttiva 2019/1833 di prossimo recepimento, clas- sificati da IARC come cancerogeni o sospetti tali sulla base di evidenze cliniche e/o sperimentali, per una disamina dei potenziali effetti conseguenti all’esposizione.  Nelle conclusioni, inoltre sono proposte alcune riflessioni sulle possibili iniziative da intraprendere per approfondire il fenomeno nel contesto occupazionale. INDICE DEL DOCUMENTO INAIL IntroduzioneObiettivi dello studioReview della letteratura scientificaa) Batteri b) Virus c) Funghi d) Endoparassiti Rischio occupazionaleConclusioniBibliografiaNormativa di riferimento Fonte: Inail SCARICA IL DOCUMENTO


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